Lucio Giunio Bruto nacque nel 545 a.C. e morì nel 509 a.C. È considerato il fondatore della Repubblica romana (Res publica romana), il sistema di governo di Roma nel periodo compreso tra il 509 a.C. e il 27 a.C. Fu inoltre il primo console della Repubblica romana insieme a Lucio Tarquinio Collatino, dopo la cacciata del re Tarquinio il Superbo nel 509 a.C.
La leggenda
Secondo la leggenda, Lucrezia moglie di Collatino, costretta a subire violenza da Sesto, figlio del re Tarquinio il Superbo, non riuscendo a tollerare l’offesa, si suicidò davanti al padre e al marito Collatino, pronipote del re. Il suo suicidio diventò la causa scatenante di una rivolta guidata da Bruto per scacciare Tarquinio, di cui era nipote perché figlio di una sua sorella, e con lui eliminare la monarchia e instaurare la repubblica. Poi il popolo affidò il governo a due consoli e scelsero Lucio Giunio Bruto e Lucio Tarquinio Collatino, marito di Lucrezia.
Tarquinio il Superbo, poi, volendo rientrare a Roma, si rivolse per un sostegno prima agli Etruschi delle città di Tarquinia e di Veio, poi a quelli di Chiusi, governati dal lucumone Porsenna. Entrambe le sue richieste furono accolte, ma Roma li vinse anche grazie all’operato degli eroi Orazio Coclite, Muzio Scevola e Clelia.
Realtà storica
In realtà, la nascita della Repubblica fu opera dell’aristocrazia romana in un momento in cui la potenza etrusca iniziava a declinare. Da quel momento Roma fu governata da due consoli che comandavano l’esercito, presiedevano le assemblee del popolo, controllavano le attività pubbliche, amministravano la giustizia.
Durante il consolato di Lucio Giunio Bruto e Lucio Tarquino Collatino, però, c’era anche una parte dell’aristocrazia romana che voleva riaccogliere i Tarquini; pertanto organizzò una congiura a cui presero parte anche i figli di Giunio Bruto, Tito e Tiberio. La congiura fu scoperta e Bruto fece uccidere i propri figli, poi, costrinse Collatino ad abdicare dalla carica di console e ad andare in esilio perché nessuno della gente dei Tarquini rimanesse in Roma.
Lucio Giunio Bruto morì subito dopo nella battaglia della Selva Arisa (509 a.C.), nei pressi di Roma, dove egli e Arunte, figlio di Tarquinio, si trafissero a vicenda.
Tra i discendenti di Lucio Giunio Bruto c’è il cesaricida Marco Giunio Bruto.
Dante lo cita nel Limbo, nel IV canto dell’Inferno v. 127, quando scrive: «Vidi quel Bruto che cacciò Tarquinio….». Alla figura di Bruto si è ispirato Vittorio Alfieri per la sua tragedia Bruto primo (1786-87).
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