Luigi XIV di Francia (1638-1715) divenne re a soli 5 anni, nel 1643, dopo la morte del padre Luigi XIII, e regnò per 72 anni, fino al 1715. Fu il sovrano più importante del suo tempo e governò la Francia realizzando alla perfezione l’assolutismo. Concentrò infatti tutti i poteri nelle sue mani: per lui il re doveva essere come il sole attorno cui girava tutta la società come i pianeti; per questo è passato alla storia con il soprannome di “Re Sole” (in francese le Roi Soleil) e per la sua celebre frase “Lo Stato sono io” (L’état c’est moi).
La reggenza di Anna d’Austria e Mazzarino
Essendo Luigi XIV ancora un bambino, fu affiancato dalla regina madre Anna d’Austria e dal Primo ministro Giulio Mazzarino (1602-1661), un cardinale italiano raccomandato da Richelieu (questi era morto nel 1642 ed era stato il Primo ministro di Luigi XIII, morto l’anno successivo).
Mazzarino proseguì la politica autoritaria del suo predecessore, suscitando il malcontento di tutti. Fu così che tra il 1648 e il 1653 i nobili di Francia tentarono di liberarsi di lui, della regina e del giovane re capeggiando un movimento di rivolta, la Fronda (dal francese fronde, fionda).
La Fronda fallì, ma incise profondamente sul carattere e sulla politica di Luigi XIV di Francia. Il nuovo re, come raccontò egli stesso nelle sue memorie, non dimenticò mai l’atmosfera di terrore in cui per cinque anni erano vissuti sua madre e i suoi fedeli; le fughe notturne inseguiti dalle bande armate dei principi; le umiliazioni, lo squallore e persino la fame.
L’assolutismo di Luigi XIV di Francia
Mazzarino morì nel 1661. Luigi aveva all’epoca 23 anni e i nobili sopravvissuti alle repressioni contro la Fronda credettero di poterlo sopraffare senza fatica, ma così non fu.
In pochi anni infatti Luigi XIV portò alla perfezione lo Stato assoluto, in cui il re conferma che la sua autorità gli deriva direttamente da Dio e si ritiene “legibus solutus“, “sciolto dalle leggi” e quindi da ogni dovere nei confronti dei sudditi. In uno Stato assoluto la parola del re è legge e nulla può opporsi alla sua volontà.
Inaugurò un rigido accentramento dei poteri nella sua persona; affidò molti incarichi di governo e di amministrazione a persone di sua fiducia, provenienti dalla borghesia, che trasformò in nobili (è la cosiddetta “nobiltà di toga“).
Ridusse invece l’alta nobiltà a un ruolo di pura rappresentanza, obbligandola a vivere a corte, presso la Reggia di Versailles, economicamente dipendente dal favore del sovrano.
La politica economica
Grazie all’aiuto di un valido ministro delle Finanze, Jean-Baptiste Colbert (1619-1683), Luigi XIV rafforzò l’intervento e il ruolo dello Stato in economia. Vennero create grandi aziende artigianali per la produzione di beni di lusso; vennero imposti pesanti dazi doganali sulle merci straniere per favorire la vendita dei prodotti nazionali; si costruirono strade, canali e porti per migliorare i trasporti e favorire il commercio nazionale; venne favorita l’espansione coloniale sostenendo le compagnie nazionali francesi attive in India, Africa e America.
La politica religiosa di Luigi XIV
L’assolutismo si manifestò anche in campo religioso. Luigi XIV non accettò sul suo territorio nessuna ingerenza della Chiesa di Roma e pose il clero francese alle sue dirette dipendenze. Il Re Sole, inoltre, per cancellare tutte le differenze di religione fra i suoi sudditi, nel 1685, con l’editto di Fontainebleau, revocò l’editto di Nantes, che garantiva libertà di culto agli ugonotti. Agli ugonotti fu imposto di convertirsi al cattolicesimo oppure di lasciare la Francia, abbandonando la loro casa o i loro beni. Iniziò così un esodo di massa che riguardò più di 200 000 persone, per la maggior parte imprenditori, artigiani, banchieri. Queste persone si stabilirono per lo più in Olanda, Germania e Inghilterra.
Le guerre di Luigi XIV di Francia, il Re Sole
Luigi XIV coltivava l’ambizioso disegno di ampliare i propri domini anche al di fuori della Francia e per questo combatté tre grandi conflitti: la guerra di Devoluzione, la guerra dei nove anni, la guerra di successione spagnola.
La guerra di Devoluzione
Alla morte del re di Spagna Filippo IV (1665), il Re Sole avanzò pretese su alcuni territori spagnoli, ritenendo che dovessero essere devoluti, cioè trasferiti, ai figli nati dal primo matrimonio del re defunto. La moglie di Luigi, Maria Teresa, era infatti figlia di Filippo IV. La Spagna non riconosceva tale diritto, perciò i due Paesi si affrontarono militarmente in quella che fu definita «guerra di Devoluzione» (1667-1668), da cui la Francia riuscì a ottenere la Franca Contea e i Paesi Bassi spagnoli (attuale Belgio).
La guerra dei nove anni
La seconda guerra di Luigi XIV, detta «guerra dei nove anni» (1688-1697), si concluse con un nulla di fatto, suggellato dalla pace firmata a Rijwijk, nelle Province Unite, tra il regno di Francia e gli Stati che avevano partecipato alla «Grande Alleanza» antifrancese: oltre alle Province Unite, la Spagna, l’impero asburgico, vari principati tedeschi, la Svezia e l’Inghilterra di Guglielmo III d’Orange. Luigi XIV riuscì ad annettere la sola Strasburgo, dopo enormi perdite di uomini e risorse.
La guerra di successione spagnola
Il terzo conflitto del re di Francia fu la guerra di successione spagnola (1701-1714). La causa scatenante fu la morte senza eredi del re di Spagna, Carlo II d’Asburgo, la quale rinnovò le mire del Re Sole sul trono di Madrid. Il Re Sole riuscì a imporre la condidatura di suo nipote Filippo V d’Angiò, che diventò re di Spagna con il nome di Filippo V di Borbone. Questi fu riconosciuto come legittimo re, ma dovette vincolare se stesso e la sua discendenza a non riunire mai le due corone di Francia e di Spagna.
Le guerre combattute da Luigi XIV di Francia finirono per dissanguare le casse dello Stato, vanificando molte delle riforme economiche e finanziarie varate durante il suo regno.
Luigi XIV morì il 1° settembre 1715 maledetto dal suo popolo; le sue spoglie vennero depositate nella basilica di Saint-Denis senza grande pompa e solennità.