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Manifesto del partito comunista di Marx ed Engels

Il Manifesto del partito comunista è pubblicato a Londra il 21 febbraio 1848; è scritto da due intellettuali, Karl Marx (1818-1883) e Friedrich Engels (1820-1895), per incarico della Lega dei comunisti.

Engels era figlio di un ricco industriale; aveva soggiornato a lungo in Gran Bretagna; aveva studiato le opere degli economisti classici; era noto soprattutto come autore di un saggio sulle Condizioni della classe operaia in Inghilterra, uscito nel 1845.

Marx aveva una formazione essenzialmente filosofica ma era insoddisfatto di un’attività puramente speculativa. Era infatti convinto che compito degli intellettuali fosse non tanto «interpretare il mondo», quanto «cambiarlo».

Il socialismo scientifico

Nel Manifesto del partito comunista Marx ed Engels si fecero assertori di un nuovo socialismo, da loro definito “scientifico”.

Il socialismo scientifico si basava sul seguente ragionamento: l’industrializzazione ha creato una nuova classe sociale, formata dagli operai delle fabbriche: il proletariato. La classe borghese, dopo aver lottato contro la classe aristocratica e il clero per abbattere i privilegi, ha vinto ma ora sfrutta il proletariato, riducendolo a una massa indifferenziata, dequalificata e fatalmente destinata a diventare sempre più misera. A questo si aggiunga che la borghesia capitalista non sa governare l’economia. Travolta dal ritmo delle macchine, essa, infatti, produce troppo; accumula merce invenduta nei magazzini; causa disastri come la prima crisi di sovrapproduzione degli anni intorno al 1848 (confermata poi dalla seconda del 1873). È ora quindi che il proletariato, che non ha nulla da perdere «se non le proprie catene», si appropri delle macchine e della direzione delle fabbriche, abolendo la proprietà privata di questi fondamentali mezzi di produzione per metterli a disposizione della collettività.

Proletari di tutto il mondo unitevi

Per far valere i suoi interessi, il proletariato deve organizzarsi non solo all’interno dei singoli Stati, ma anche su scala sovranazionale, rifiutando la logica dei nazionalismi («Proletari di tutto il mondo unitevi!» è il celebre appello con cui si conclude il Manifesto di Marx ed Engels).

La società comunista: perfetta e felice

Assunto il potere, questo, in una prima fase, assumerà le forme della dittatura. La dittatura è necessaria per contrastare i prevedibili tentativi di reazione della borghesia e per assicurare il passaggio alla vera società comunista: una società senza privilegi, senza classi, perché nelle società precedenti le ingiustizie sono sempre state determinate dall’oppressione di una classe sull’altra; questo sarà l’unico modo per creare una società perfetta e felice, in cui le enormi potenzialità produttive, di cui la tecnica umana è capace, saranno messe al servizio dell’intera collettività.

Il Manifesto del partito comunista di Marx ed Engels era un libretto di poche pagine, scritto in modo semplice perché potesse essere compreso dalla maggior parte.

Marx ed Engels lo fecero tradurre nelle lingue dei Paesi con più forte presenza operaia e le sue parole d’ordine si diffusero in tutta Europa. Per la prima volta gli operai cominciarono a nutrire una speranza e lottarono anche a costo della loro stessa vita. In circa vent’anni il marxismo, cioè la teoria di Marx, divenne la linea-guida del Movimento operaio dei Paesi industrializzati.

 

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