Maometto (Muhammad), nato a La Mecca nel 570 circa, era un arabo.
Chi sono gli arabi
Gli arabi (che vivevano nell’attuale penisola arabica) erano un complesso di popolazioni di stirpe semita, per lo più nomadi, dedite al commercio e alla pastorizia. Dal punto di vista religioso essi avevano assorbito qualche elemento dall’ebraismo e dal cristianesimo, ma erano sostanzialmente politeisti.
Fra le molte divinità emergeva uno spirito supremo chiamato Allah, cioè “il Dio”. Fra i vari culti era fondamentale quello rivolto agli spiriti delle pietre sacre: ogni tribù aveva una pietra sacra che portava con sé, per protezione divina, durante i molti spostamenti; le pietre erano poste al centro del campo, costruendo una sorta di piccolo santuario. Fra queste pietre, quella oggetto di culto comune era la Pietra Nera: un grosso pezzo di meteorite di colore nero, non rimovibile e considerata quindi la “casa di tutti gli dèi”.
La pietra si trovava a La Mecca e intorno a essa sorse un santuario, la Ka’ba (ancora oggi meta di pellegrinaggio). Nella Ka’bA erano poste statue, immagini sacre e pietre sacre di molti dèi. Il santuario era dedicato al dio supremo Allah.
Chi era Maometto e la nascita dell’islam
Rimasto orfano di entrambi i genitori, Maometto venne allevato prima dal nonno e poi dallo zio, Abu Talib. Dopo alterne vicende, intorno ai venticinque anni, sposò la vedova Khadijah. Fra i trenta e i quarant’anni Maometto attraversò una profonda crisi religiosa, durante la quale si interrogò su Dio e sulla natura, appartandosi spesso in ritiro.
Nel 610, esattamente il giorno 27 del mese di ramadan (nono mese lunare del calendario musulmano), sul monte Hira ebbe la prima visione. Durante la prima visione, secondo la tradizione, l’arcangelo Gabriele gli rivelò l’unicità di Allah, di cui Maometto divenne il portavoce (il Profeta). Secondo la tradizione islamica, le visioni e le rivelazioni continuarono per ventidue anni, fino alla morte di Maometto.
Dopo un primo momento di smarrimento, Maometto cominciò ad annunciare pubblicamente il contenuto delle visioni, intraprendendo una lotta senza quartiere contro il politeismo pagano.
Ma La Mecca, oltre a essere un nodo nevralgico dei traffici internazionali, era sede di culto e di importanti pellegrinaggi periodici presso il santuario, all’interno del quale erano conservati numerosi idoli, venerati dalle diverse tribù, e la grande Pietra Nera, oggetto di culto molto diffuso. Perciò il potentato della città, temendo ripercussioni economiche, in un primo tempo ostacolò la predicazione del Profeta; poi passò a vere e proprie persecuzioni contro Maometto e i suoi primi seguaci.
Maometto fu quindi costretto ad abbandonare la Mecca per rifugiarsi a Yathrib, l’attuale Medina (che significa appunto “città del Profeta”). Questo trasferimento (egira) ebbe luogo il 16 luglio dell’anno 622 d.C. e costituisce l’inizio del computo cronologico islamico.
A Yathrib fu redatto un documento, la Costituzione di Medina, che definiva, con successive modifiche, le basi giuridiche di un potere riconosciuto dalle differenti tribù, che pur mantenendo un’autonomia per la gestione dei vari problemi interni, accettavano l’arbitrato supremo del Profeta. Il documento sanciva l’unità fra stato e religione: l’islam, “il retto sentiero”, era regola fondamentale sia per il rapporto religioso sia per il contesto politico.
Nella comunità musulmana, (ummah, letteralmente la comunità dei credenti), i seguaci di Maometto erano chiamati al-muhajirum, cioè “coloro che sono migrati”; gli altri, cioè gli ebrei e i cristiani, erano chiamati dhimmi, cioè i “protetti”, sancendo una posizione non di parità, ma di sottomissione di questi ultimi.
Dopo varie vicende e molti scontri con clan ostili, nel gennaio del 630 Maometto con i suoi seguaci entrò trionfante a La Mecca e distrusse gli idoli presenti nella Ka’ba e la consacrò ad Allah. Tornato a Medina, fece trasformare la sua casa in quella che sarebbbe diventata la prima moschea; fissò le regole per la preghiera, stabilendo in un primo tempo la direzione verso Gerusalemme e, in seguito, segno della crescente tensione con gli ebrei che non si erano convertiti alla nuova religione, verso la Ka’ba, quindi verso La Mecca.
Nel 632 il Profeta intraprese l’ultimo pellegrinaggio verso la Mecca; tornato in condizioni precarie di salute a Medina, qui morì l’8 giugno 632, fra le braccia della sua quindicesima moglie, la diciottennne ‘Aisha. Alla sua morte, dopo una serie di battaglie e vittorie, Maometto (Muhammad) era ormai padrone di tutta la penisola arabica.
I califfi e l’espansione dell’islam
Dopo la morte del Profeta, la guida politica e spirituale della comunità islamica fu assunta dapprima da una linea di successione di califfi. Il termine califfo fu il nome dato ai primi successori di Maometto, che guidarono l’islam in sua vece, sostituendolo in tutti i ruoli, tranne quello di profeta.
Abu Bakr
Il primo califfo fu Abu Bakr, che governò dal 632 al 634 e iniziò l’espansione militare verso la Persia.
‘Omar
Nel 634 gli succedette ‘Omar, che governò dal 634 al 644, quando fu assassinato; conquistò la Siria; nel 638 entrò in Gerusalemme; conquistò l’Egitto e la Nubia.
‘Othman
Il terzo califfo, ‘Othman, fece curare la prima edizione integrale del Corano, con lo scopo di preservare il testo da manipolazioni, creando così il testo ufficiale.
Sotto il suo califfato l’islam conquistò l’isola di Cipro, si espanse fino al Caucaso e all’India.
‘Alì
Dopo il suo assassinio, nel 656, gli succedette ‘Alì, cugino ma anche genero di Maometto perché aveva sposato Fatima, la figlia prediletta dal Profeta.
Sotto il suo califfato, che durò fino al 661, all’interno della comunità musulmana si formarono varie coalizioni in contrasto fra di loro. Le tensioni divennero così acute da sfociare in uno scontro aperto, che si consumò nel 661 nella battaglia di Siffin. Essa vide contrapposti i sostenitori di ‘Alì e i sostenitori della dinastia degli Omayyadi guidati da Mu’awiya, allora governatore della Siria.
Mu’awiya e la fine del califfato
Sconfitto ‘Ali, Mu’awiya gli successe e tenne il potere fino al 680. Spostò la capitale dalla Mecca a Damasco; nel 674 pose sotto assedio Costantinopoli, e pose fine al califfato, in quanto dopo di lui la successione divenne dinastica, prima con gli Omayyadi, dal 661 al 750; poi con gli Abbasidi, dal 750 al 1258.
L’espansione dell’islam sembrava ormai inarrestabile. Nel 711 i musulmani penetrarono infatti in Spagna; 712 nell’Uzbekistan; nel 713 conquistarono Samarcanda.
L’espansione in Francia e l’arresto
La loro espansione dalla Spagna verso la Francia fu arrestata nel 732 da Carlo Martello (682 ca.-741) che li sconfisse nella battaglia di Poitiers. In Oriente invece si estese fino in Afghanistan.
In Spagna la presenza musulmana fu viva per molto tempo, dapprima con gli Omayyadi, dal 756 al 1031, poi fino al 1492, quando con la caduta di Granada, si ebbe la totale riconquista cristiana della Spagna, sotto Ferdinando II d’Aragona (1452-1516). Questo comportò la cacciata di musulmani ed ebrei che per secoli avevano convissuto creando un interessante sistema di integrazione fra culture e religioni diverse.
Il titolo di califfato fu ripreso dai turchi ottomani (cosiddetti da Othman, il nome del primo sultano); infatti i loro sultani, dopo la conquista dell’Egitto nel 1517, si erano attribuiti tale titolo. Conquistati i Balcani, nel XIV secolo invasero l’Europa, ponendo sotto assedio Vienna per ben due volte, nel 1529 e nel 1683.
Il califfato fu definitivamente abolito nel 1924 da Atatürk, fondatore e primo presidente della Turchia.
Tra il XVII e il XX secolo, con l’espandersi del fenomeno del colonialismo, si ebbe il lento ma inevitabile restringersi del potere islamico, dopo la cacciata degli arabi dall’Europa occidentale, dei turchi dall’Europa orientale, dei moghul (imperatori musulmani dal 1526 al 1858) dall’India.
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