Marco Giunio Bruto (85-42 a.C.), o semplicemente Bruto, fu uno dei congiurati che, con il cognato Caio Cassio Longino, uccise Giulio Cesare (44 a.C.), perché vedeva in lui un nemico dei valori della Roma repubblicana.
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Marco Giunio Bruto nacque verso l’85 a.C da Marco Giunio Bruto il Vecchio, tribuno della plebe, e Servilia, sorellastra di Catone Uticense. Servilia era stata uno degli amori giovanili di Giulio Cesare e i rapporti tra i due si mantennero sempre intimi. Non è certo se il vero padre di Bruto fosse proprio Cesare.
Nella guerra civile tra Cesare e Pompeo (49-45 a.C.), Bruto fu sostenitore di Pompeo, sebbene quest’ultimo avesse fatto uccidere suo padre nel 77 a.C.
Dopo la battaglia di Farsalo (48 a.C.) Cesare lo perdonò ed entrò a far parte del suo stato maggiore, abbandonando Pompeo in fuga verso l’Egitto.
Nel 47 a.C. Cesare lo destinò al governo della Gallia Cisalpina, con il grado di legato propretore e qui rimase fino alla primavera del 45 a.C. Quando nel 44 a.C. si preparò una congiura contro Cesare, Bruto vi prese parte.
Si racconta infatti che alle Idi di Marzo (15 del nostro calendario) del 44 a.C., Cesare, convocato in Senato con un pretesto, fu pugnalato da Bruto, che egli amava come un figlio, tanto che pronunziò le famose parole: Tu quoque, Brute, fili mi! (Anche tu Bruto figlio mio).
Dopo l’accordo fra Marco Antonio e Ottaviano e l’istituzione del secondo triumvirato, fu sconfitto assieme a Caio Cassio Longino nella battaglia di Filippi (42 a.C.), in Macedonia e si suicidò (23 ottobre 42 a.C.).
Esaltato dai Romani fedeli alla tradizione repubblicana, Marco Giunio Bruto nel Medioevo era considerato il traditore dell’autorità imperiale, di cui Cesare era stimato l’instauratore. Dante Alighieri lo colloca allora nella Giudecca, nel canto 34 dell’Inferno, perché da Cesare beneficiato come un figlio.
La figura di Bruto fu celebrata da Giacomo Leopardi che nei versi della canzone, il Bruto Minore (1821), ne fa il simbolo dell’eroe che combatte fino al sacrificio della vita per i propri ideali di libertà e di giustizia.