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Maria Stuart regina di Scozia

Maria Stuart (8 dicembre 1542 – 8 febbraio 1587), chiamata Maria Stuarda nelle numerose opere liriche e letterarie fiorite poi sulla sua vicenda, salì al trono di Scozia nel 1561.

La storia di questa regina fu un susseguirsi di coincidenze, sfortune ed errori.

Nel 1558 l’allora sedicenne Maria Stuart sposò per ragion di Stato il quindicenne Francesco II di Francia. Solo due anni dopo Francesco II morì, a causa di una grave infezione ad un orecchio, che pare gli avesse procurato un ascesso cerebrale.

La suocera di Maria Stuart, Caterina de’ Medici (il suo bisnonno paterno era Lorenzo il Magnifico) le ordinò di ritornare in Scozia.

Appena giunta in Scozia, la cattolica Maria Stuart trovò una situazione interna estremamente difficile: il calvinismo aveva raggiunto posizioni maggioritarie e non accettava il dialogo con il potere politico.

Maria Stuart cercò di recuperare al cattolicesimo le posizioni perdute e allacciò stretti rapporti con Filippo II di Spagna e con il papa. Di giorno in giorno ella appariva sempre più come la rivale di Elisabetta I regina d’Inghilterra, tanto più in quanto dal punto di vista dinastico ne era l’erede più diretta. Ma l’assassinio del secondo marito di Maria Stuart, Lord Darnley, fece precipitare la situazione. I sospetti che la regina di Scozia fosse complice del delitto divennero certezza quando Maria Stuart sposò l’assassino di Darnley, il conte di Bothwell, del quale era innamorata.

Abbandonata dal popolo e aggredita da una rivolta dei Lords protestanti, il 24 luglio 1567 la regina fu costretta ad abdicare in favore del figlio Giacomo, di appena un anno, e a fuggire dalla Scozia.

Maria si rifugiò da sua cugina, Elisabetta regina d’Inghilterra: era il 19 maggio 1568; da quel momento Elisabetta I la tenne in una condizione tra l’ospite e la prigioniera per 20 anni.

Maria Stuart era diventata il vessillo della Chiesa cattolica. La Santa Sede e la corona spagnola inviarono missionari gesuiti in Inghilterra nell’impresa disperata di recuperare una popolazione ormai conquistata dal protestantesimo, ma anche agenti segreti incaricati di provocare sommosse, sicari con il compito di uccidere la regina Elisabetta I (sulla cui testa il papa aveva addiritttura posto una taglia). Queste trame facevano tutte capo a Maria Stuart, che da parte sua non aveva mai rinunciato d’insediarsi sul trono inglese.

Intanto il popolo inglese e vasti settori della corte chiedevano a gran voce la morte di Maria Stuart, il «serpente scozzese» che continuava a tessere congiure. La scoperta di un’ennesima cospirazione segnò il destino di Maria, che fu processata e condannata a morte.

Elisabetta I esitò a lungo prima di far eseguire la sentenza: far uccidere un’erede al trono non era un problema da poco, se poi si trattava di una cattolica uccisa da un’anglicana… ma alla fine si piegò alla volontà dei più.

La testa di Maria rotolò sul patibolo l’8 febbraio 1587. Maria si presentò sul patibolo con una veste rosso cremisi, il colore della passione dei martiri, appositamente scelto da lei, perché davanti ai protestanti inglesi volle morire da martire cattolica.

Il popolo di Londra festeggiò la notizia per una settimana, mentre nel mondo cattolico la morte eroica di Maria – aveva serenamente dichiarato al boia di morire martire per la propria fede – suscitava commozione e orrore.

Il 23 marzo 1603 morì Elisabetta I d’Inghilterra, nubile e senza figli legittimi, e il figlio di sua cugina Maria, il re di Scozia Giacomo I Stuart, divenne re d’Inghilterra (1603-25). Le due corone di Scozia e d’Inghilterra – quest’ultima comprendente anche l’Irlanda – si trovarono finalmente unite in una sola persona.

Si materializzava così il motto di Maria Stuart: “Nella mia fine è il mio principio”.

Una curiosità: da Maria Stuart discende l’attuale regina d’Inghilterra Elisabetta II.

Questo argomento è tratto da Riassunti di Storia – Volume 6. L’Ebook è in vendita su Apple Store e Amazon Kindle.

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