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Maschera di Agamennone: scheda tecnica e spiegazione

La Maschera di Agamennone, in lamina d’oro, è stata ritrovata nel 1876 dall’archeologo tedesco Heinrich Schliemann in una tomba reale dentro le mura di Micene.

È stata così chiamata perchè l’archeologo che la scoprì pensò di aver trovato la maschera di Agamennone, l’eroe di Omero. Gli studiosi hanno però accertato che si tratta di un re vissuto molto tempo prima.

Non si conosce il nome dell’artista che realizzò la maschera funeraria di Agamennone, ma sicuramente apparteneva a una bottega specializzata nella lavorazione dell’oro.

Scheda tecnica di lettura della Maschera di Agamenone

Titolo: Maschera di Agamennone.
Autore: anonimo.
Data: 1600-1500 a.C. circa.
Collocazione originaria: tomba di Agamennone dentro le mura di Micene.
Collocazione attuale: Atene, Museo Archeologico Nazionale.
Tecnica: lavorazione a sbalzo.

Maschera di Agamennone: descrizione

Il viso non è reale perché i lineamenti sono schematici, le orecchie sono schiacciate sul piano, gli occhi sembrano mandorle.

L’artista ha però aggiunto particolari realistici. I baffi e la barba hanno infatti peli irregolari, realizzati in rilievo con piccoli segni.

La maschera, realizzata in oro, era posta sul volto del re morto, probabilmente per rendere incorruttibile la sua immagine.

All’interno delle grandi tombe reali a Micene, sono stati ritrovati diversi esemplari di maschere funerarie micenee d’oro. Sono state attribuite alla famiglia di Agamennone ma invece risalgono ai secoli XVI e XV a.C.

La tecnica dello sbalzo nella lavorazione della Maschera di Agamennone

L’opera dimostra l’abilità dei Micenei nella lavorazione della lamina d’oro con la tecnica dello sbalzo. La tecnica dello sbalzo consente di eseguire motivi a bassorilievo su fogli sottili di metallo. Con la lamina a rovescio, dopo aver tracciato il disegno, con martello e strumenti appuntiti, l’artista lavorava il metallo incavando con maggior forza le parti che dovevano apparire più rilevate.

Si tratta di una tecnica molto raffinata. I Cretesi e i Micenei la adoperarono con esiti sorprendenti utilizzandola anche per tazze, calici, ornamenti per abiti e corazze.

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