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Massacro in Corea di Pablo Picasso: analisi

Con Massacro in Corea Pablo Picasso, grande maestro del Novecento e padre del Cubismo, ribadisce la sua condanna nei confronti della guerra. Lo aveva già fatto precedentemente con Guernica. Lo farà poi con La guerra e la pace.

Massacro in Corea: analisi

Anno di realizzazione: 1951

Collocazione attuale: Museo Picasso, Parigi

Tecnica: olio su compensato

Dimensioni: 110 x 210 cm

Il dipinto ha come tema la guerra tra la Corea del Nord e la Corea del Sud, scoppiata pochi mesi prima.

Nel dipinto si contrappongono due gruppi ben distinti.

Da una parte ci sono le vittime innocenti: le donne (alcune gravide, per simboleggiare la fertilità e la vita) e i bambini terrorizzati; la loro nudità simboleggia l’impossibilità di potersi difendere.

Dall’altra parte ci sono i soldati. Essi sono privi di attributi fisici maschili, a indicare l’assenza di umanità.

Per questo dipinto Picasso si ispira all’Esecuzione dell’imperatore Massimiliano di Edouard Manet, ma soprattutto a Il 3 maggio 1808 di Francisco Goya.

Confronto Massacro in Corea di Picasso e Il 3 maggio 1808 di Goya

Confronto Massacro in Corea e Il 3 maggio 1808
Francisco Goya, Il 3 maggio 1808, 1814, oilo su tela, Madrid, Museo Nacional del Prado

Rispetto alla scena ritratta da Goya, in cui un patriota con la camicia bianca leva le braccia al cielo, nella raffigurazione di Picasso non compare più alcun gesto di disperata vitalità o tensione ideale.

Dopo l’immane carneficina della Seconda guerra mondiale, la guerra non può che apparire come un male assoluto, da cui non è possibile ricavare alcun bene.

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