Matilde Serao nacque nel 1856 a Patrasso, Grecia, da madre greca e padre napoletano, oppositore dei Borbone in esilio. Dopo l’Unità d’Italia ritornò in Patria con la famiglia, stabilendosi prima a Carinola e poi a Napoli, dove morì nel 1927. È stata una scrittrice e una delle voci più autorevoli del giornalismo fra Ottocento e Novecento.
Biografia
Studiò a Napoli, dove iniziò un’intensa attività giornalistica, collaborando ai principali quotidiani e periodici del tempo. Con il marito Edoardo Scarfoglio, giornalista e scrittore, fondò il “Corriere di Roma”, il “Corriere di Napoli” e “Il Mattino”; poi, separatasi dal marito, nel 1904 fondò “Il Giorno” assieme al nuovo compagno Giuseppe Natale, avvocato e giornalista, che diresse fino alla morte.
Candidata sei volte al Premio Nobel per la Letteratura, nel 1926 era data come favorita, ma Mussolini ne fece cadere la designazione per le sue posizioni contro la guerra. Morì l’anno successivo.
Matilde Serao opere più importanti
Ha lasciato oltre quaranta volumi di romanzi e racconti, di cui i più felici risalgono al primo periodo, ispirato ai modi del Verismo, inaugurato dalla raccolta di racconti Dal vero (1879). Il successo arrivò con i romanzi Cuore infermo (1881) e Fantasia (1883) e soprattutto con il celebre libro-inchiesta intitolato Il ventre di Napoli (1884 e 1906).
Vasto e duraturo successo, anche internazionale, ottennero pure, tra gli altri, La virtù di Checchina (1884), La conquista di Roma (1885), Il romanzo della fanciulla (1886), Vita e avventure di Riccardo Joanna (1887), Il paese di cuccagna (1890).
Matilde Serao si è dedicata anche all’agiografia religiosa con opere come Nel paese di Gesù (1898), La Madonna e i santi nella fede e nella vita (1902), San Gennaro nella leggenda e nella vita (1909), sviluppando inoltre i temi del sogno e del mistero in romanzi come Temi il leone (1916) e Mors tua… (1926).
A quale corrente letteraria appartiene Matilde Serao?
Serao Matilde non aderì a rigidi canoni letterari: il suo realismo, che talvolta inclina al Verismo alla Verga, talvolta al Naturalismo alla Zola, scaturisce dall’attenta osservazione di una realtà che ben conosce e non è mai disgiunto da una vena sentimentale. La sua è una cultura vasta, ma disordinata e non approfondita, disinteressata alle questioni puramente teoriche e orientata a un costante rapporto con il “vero”, da non identificarsi necessariamente con il Verismo.