I Menecmi è una commedia di Plauto scritta verso la fine del III secolo a.C. Il titolo deriva dal nome dei due personaggi principali, Menecmo, fratelli gemelli. È il prototipo di tutte le «commedie degli equivoci». La commedia è infatti tutta nel groviglio degli scambi di persona, fino alla reciproca simultanea agnizione (cioè identificazione) finale.
Dai Menecmi di Plauto prese spunto William Shakespeare per la sua La Commedia degli errori.
Menecmi – trama
Un commerciante siciliano è padre di due gemelli, completamente identici. Quando i due fratelli avevano sette anni, il padre decise di portarne uno con sé a Taranto, dove si recava a commerciare e lasciò l’altro a casa, a Siracusa, con la madre.
Ma a Taranto, nella confusione del mercato, il figlio fu rapito da un commerciante di Epidamno e il padre, dopo pochi giorni, ne morì di dolore.
Quando la notizia della scomparsa del fanciullo e della morte del padre arrivò a Siracusa, il nonno pensò di cambiare nome al gemello superstite e lo chiamò Menecmo, come quello che si era perso.
I due gemelli hanno dunque lo stesso nome, come Plauto segnala nel prologo della commedia: elemento, questo, fondamentale per scatenare il susseguirsi di equivoci e scambi di persona su cui si fonda l’intreccio della commedia.
La commedia di Plauto ha inizio quando i due Menecmi sono ormai adulti e uno dei fratelli (quello rimasto a Siracusa) giunge a Epidamno, la città in cui l’altro vive sin dall’infanzia.
I gemelli non si incontrano mai fino alla fine, ma entrano in scena alternandosi e generando una serie di equivoci in cui rimangono coinvolti i vari personaggi della commedia: il parassita Penicolo, l’etera Erozio, la Matrona, moglie del Menecmo di Epidamno, Messenione, servo del Menecmo “siracusano”, il cuoco Cilindro.
Anche i due gemelli sono vittima dell’equivoco, essendo ignari l’uno dell’altro, e la situazione precipita quando il suocero del Menecmo di Epidamno, credendolo impazzito, chiama un medico per somministrargli delle cure.
Fortunatamente giunge nello stesso luogo anche il fratello. Per la prima volta i gemelli si trovano insieme l’uno di fronte all’altro, dando vita alla scena finale del riconoscimento in cui, anche grazie al serrato interrogatorio del servo Messenione, è chiarito ogni equivoco. I fratelli, che erano stati divisi, possono finalmente ricongiungersi.