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Monachesimo benedettino riassunto

Le origini del monachesimo benedettino risalgono alla fondazione dell’abbazia di Montecassino e alla prima redazione della regola di san Benedetto nel 529, a opera di san Benedetto da Norcia.

La regola di Benedetto da Norcia non incontrò un immediata fortuna e convisse per molti anni con altre regole monastiche. Si affermò pienamente con il pontificato di Gregorio Magno (590-604).

Il sinodo di Lestines nel 743 e il capitolare monastico di Aquisgrana dell’817 (di cui fu ispiratore Benedetto di Aniane e che codificava le norme comuni per tutto l’Impero carolingio) segnano le tappe più importanti della diffusione e della unità monastica benedettina.

L’ordine benedettino, molto popolare, ebbe grande importanza nel Medioevo. I monasteri, spesso molto ricchi, costituivano importanti centri religiosi e politici (per un approfondimento leggi Monasteri, protagonisti nell’Alto Medioevo). Alcune scuole monastiche contribuirono a salvare la cultura antica e a sviluppare la teologia occidentale (per un approfondimento leggi La cultura antica salvata dai monasteri).

Spesso i monasteri furono danneggiati proprio dalla loro potenza e ricchezza, perché la maggior parte di essi, caduti in mano ad abili laici, persero la loro vera ragione di essere. Fu la riforma di Cluny (monastero fondato nel 910) a salvare il monachesimo benedettino.

Ma nella storia dell’ordine si verificarono altre riforme. Le più importanti furono quelle che diedero origine ai cistercensi, ai camaldolesi, ai vallombrosani, agli olivetani, ai silvestrini, ecc.

Il Concilio di Trento nel XVI secolo constatò che gli ordini religiosi avevano bisogno di essere ulteriormente riformati; rese quindi obbligatoria le federazione delle abbazie benedettine in congregazioni. Questa misura venne attuata gradatamente.

In Francia ebbe la piena realizzazione solo nel XVII secolo con la congregazione di Saint-Vanne e Saint-Hydulphe, organizzata da Didier de la Cour, e soprattutto con la congregazione di san Mauro, stabilita nel monastero di Saint-Germain-des Prés, a Parigi (1618).

Con la Rivoluzione francese scomparve, in Francia, l’ordine di san Benedetto che però a poco a poco si ricostituì. Suo grande restauratore fu Guéranger che riedificò l’abbazia di Solesmes (1833).

In Italia il sistema congregazionista dopo il Concilio di Trento incontrò difficoltà diverse, sino a quando il giurisdizionalismo dei sovrani prima, e le riforme napoleoniche poi condussero alla soppressione di tutte le abbazie, salvo quelle della Sicilia.

Montecassino, Cava e Montevergine furono lasciate in vita per motivi culturali e artistici, ma i loro monaci furono ridotti allo stato di clero secolare.

Difficile fu la ripresa nella seconda metà del XIX secolo anche a causa delle leggi approvate dopo l’Unità d’Italia, relative alla soppressione degli ordini monastici.

L’ordine benedettino fu completamente riorganizzato da papa Leone XIII, nel 1893. Ora è presieduto da un abate primate che risiede a Roma, nell’abbazia di Sant’Anselmo ed è suddiviso in 15 congregazioni.

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