Le Mura Serviane sono le prime mura della città di Roma, fatte costruire, a scopo difensivo, dal re Tarquinio Prisco, nel VI secolo a.C. Prendono però il nome dal re successivo, Servio Tullio, che le fece ampliare e dotare di un ampio fossato.
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Le Mura Serviane circondavano i sette colli di Roma ed erano costruite con mattoni di tufo. La cinta muraria oggi visibile risale però alla metà del IV secolo a.C. e venne realizzata dopo l’invasione gallica del 390 a.C., molto probabilmente utilizzando anche le fortificazioni precedenti.
I blocchi formano un muro di circa 10 metri di altezza e 4 di spessore, per una lunghezza complessiva di quasi 11 chilometri intervallati da circa 12 porte. Di queste 12 porte soltanto due si sono conservate: la Porta Esquilina presso via Carlo Alberto (Arco di Gallieno) e la Porta Caelimontana presso la Chiesa di Santa Maria in Domnica (Arco di Dolabella e Silano).
Sezioni delle Mura Serviane sono ancora visibili in vari punti di Roma. La sezione più grande è quella conservata in Piazza dei Cinquecento, di fianco all’uscita della Stazione Termini. Un’altra notevole sezione è quella sull’Aventino. Altre sezioni delle mura si trovano nell’Auditorium di Mecenate e su largo Magnanapoli. Altri resti si trovano all’interno di Palazzo Antonelli, in via Salandra e via Carducci.
Le Mura Serivane furono mantenute a scopo difensivo fino all’inizio dell’Impero di Roma. In seguito, quando Roma fu attaccata dalle tribù barbare del III secolo d.C., l’imperatore Aureliano fu costretto a costruire le grandi Mura Aureliane per proteggere Roma.