Home » Riassunti » Epica e mitologia » Il mito di Niobe e dei suoi figli, i Niobidi

Il mito di Niobe e dei suoi figli, i Niobidi

La vicenda di Niobe e dei suoi figli è una delle storie più tragiche del mito antico e viene narrata da Ovidio nel Libro VI delle Metamorfosi.

Niobe era la figlia di Tantalo, re della Lidia, e sorella di Pelope. Fu la sposa di Anfione, re di Tebe, con il quale generò 7 maschi e 7 femmine. Insuperbita da tanta prole, offese Latona, rinfacciandole di avere partorito solo due figli, Apollo e Artemide, e pretendendo che i Tebani tributassero a lei il culto che fino a quel momento avevano tributato alla divina Latona.

Furiosa per l’affronto, Latona chiese ai suoi divini gemelli Apollo e Artemide di vendicare questo atto di tracotanza (hybris in greco). E così: prima Apollo uccise con le sue frecce i sette figli maschi, poi Artemide fece lo stesso con le sette figlie femmine. Il loro padre Anfione si cacciò una lama nel petto, ponendo termine ai suoi giorni e al suo dolore (Ovidio, Metamorfosi VI, 271-272). Secondo altre fonti invece, dopo la morte dei suoi figli, Anfione attaccò il tempio di Apollo e fu per questo ucciso dalle sue frecce (Igino, Fabulae, IX), o divenne pazzo (Luciano, De saltatione, XLI).

Niobe invece fu «pietrificata» dal dolore, sul monte Sibilo, in Lidia, dove dimorava suo padre Tantalo e dove lei si era rifugiata. Racconta Ovidio nelle sue Metamorfosi che anche se trasformata in pietra da Zeus, Niobe non cessò di piangere e le sue lacrime si mutarono in una fonte perenne.

Tutti piansero Anfione, deplorando che la sua stirpe si fosse estinta, ma nessuno pianse Niobe, salvo suo fratello Pelope, orgoglioso quanto lei.

Niobe è citata nel canto XII del Purgatorio di Dante come esempio di superbia punita.

Ultimi articoli

Giochi

Sullo stesso tema