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Non ragioniam di lor ma guarda e passa

Non ragioniam di lor ma guarda e passa oppure, come altre volte troviamo erroneamente scritto, Non ti curar di loro ma guarda e passa, è uno dei versi più belli e citati della Divina Commedia di Dante Alighieri. Oggi è diventato un modo di dire comune, come tanti altri versi tratti dalla Commedia di Dante (ad esempio: Lasciate ogni speranza voi che entrate; Colui che fece per viltade il gran rifiuto; Senza infamia e senza lode).

Scopriamo insieme chi lo disse e il suo significato attraverso la parafrasi.

Chi ha detto Non ragioniam di lor ma guarda e passa?

È il poeta latino Virgilio, la guida di Dante, che pronuncia questa frase diventata proverbiale (anche nella dicitura Non ti curar di loro ma guarda e passa), nel Canto III (terzo) dell’Inferno, versi 49-51:

«Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor ma guarda e passa».

Parafrasando il testo:

«Il mondo non permette (non lassa) che sopravviva memoria di loro;
la memoria e la giustizia di Dio li sdegnano:
non parliamo più di loro, ma guardali e passa oltre (ma guarda e passa → parole passate anche queste in proverbio)».

In quale contesto Virgilio pronuncia questa frase?

Nel terzo canto dell’Inferno, Dante varca con Virgilio la porta dell’Inferno ed entra nell’Antinferno. Il Sommo Poeta resta sconvolto dal tumulto di lamenti, maledizioni e assenza di luce e chiede quindi alla sua guida quali peccatori sono così tormentati; Virgilio gli risponde che si tratta degli ignavi, coloro che vissero senza infamia e senza lode, perché in vita non ebbero mai il coraggio di scegliere, di schierarsi, e non fecero né il bene né il male, pertanto non sono neppure degni di essere accolti nell’Inferno. Si tratta quindi di esseri tanto spregevoli che non vale la pena perdere tempo a soffermarsi con loro. Dante comunque li osserva e ne riconosce alcuni, per esempio colui che fece per viltà il gran rifiuto (forse papa Celestino V). Per un approfondimento leggi Celestino V, colui che fece per viltade il gran rifiuto.

Oggi l’espressione è usata per invitare una persona a non far caso a chi è talmente insignificante e disprezzabile da non meritare che si discuta di lui o in generale non merita la nostra attenzione.

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