I numeri arabi non furono inventati dagli Arabi: essi li scoprirono in India.
Nell’813 il califfo al-Ma’mum incaricò infatti un matematico persiano di scrivere in lingua araba un trattato di aritmetica per divulgare nel suo popolo la numerazione indiana.
Anche se gli Arabi non furono gli inventori dei numeri arabi, furono comunque i primi a comprendere l’importanza rivoluzionaria di quel sistema. E fu solo grazie alla loro mediazione che gli Europei lo adottarono.
Con i numeri arabi tutto fu più facile. Prendiamo per esempio il numero quattromilatrecentotrentanove (4339). Ebbene per indicarlo i Romani avevano bisogno di ben dodici cifre: MMMMCCCXXXIX. Questi caratteri numerali rendevano molto ardua l’esecuzione di calcoli aritmetici.
Rispetto a questo sistema, i vantaggi della nuova numerazione erano evidenti. Grazie a essa, il numero romano di dodici cifre che abbiamo preso a esempio poteva essere indicato con sole quattro cifre: 4339.
Decisiva fu inoltre l’introduzione dello zero e della numerazione posizionale. In base a quest’ultima, il valore delle cifre (unità, decine, centinaia, migliaia) è dato dalla loro posizione.
I numeri arabi avevano però un grave problema: erano arabi; erano un’invenzione degli infedeli e quindi un ritrovato potenzialmente nocivo alla Cristianità. Si temeva inoltre che i numeri arabi, con le loro forme tondeggianti e aperte, si prestassero più facilmente dei numeri romani alle contraffazioni.
Leonardo Fibonacci e i numeri arabi
Fondamentale per la diffusione della conoscenza del nuovo sistema di numerazione fu il manuale scritto nel 1202 dal matematico italiano Leonardo Fibonacci, il Libro dell’abbaco, giudicato unanimamente il più raffinato saggio di aritmetica dell’intero Medioevo.
Il padre di Fibonacci era un mercante e il commercio lo aveva portato a contatto con il mondo arabo. Fibonacci poté così studiare sotto la guida di un maestro musulmano e compiere molti viaggi in Oriente; conobbe allora i nuovi numeri e i loro grandi vantaggi nel far di conto.
Occorrerà però aspettare il XVI (sedicesimo) secolo perché lo zero e la numerazione araba diventino popolari al di fuori degli ambienti matematici.