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Odissea Libro II: L’inganno della tela

Odissea Libro II: L’assemblea degli Itacesi

All’alba, Telemaco si reca all’assemblea degli abitanti di Itaca. Egli su consiglio della dea Atena (Odissea Libro I) ha infatti convocato il suo popolo; invoca Zeus e Temi (la Giustizia) che le assemblee degli uomini scioglie e insedia, e rimprovera agli Itacesi la loro assoluta passività di fronte ai soprusi dei Proci.
Poi, in preda all’emozione e allo sdegno, getta a terra lo scettro e scoppia in pianto muovendo così a pietà tutto il popolo.

Odissea Libro II: L’inganno della Tela

Prende allora la parola il capo dei Proci, Antinoo, il più potente e arrogante dei pretendenti, e indica Penelope come unica responsabile della situazione: la regina ha promesso che sceglierà un nuovo marito dopo che avrà terminato di tessere il lenzuolo funebre per Laerte, padre di Odisseo. Ma sono già passati quattro anni e una delle sue schiave ha parlato, svelando l’inganno della tela, tessuta di giorno e disfatta di notte: è riuscita in questo modo a rimandare le nozze.

Ora l’inganno è stato svelato; Telemaco la deve rimandare nella casa di suo padre (Icario) e imporle di sposare chi egli sceglierà per lei. Continuando a rifiutarsi di scegliere un nuovo marito, sicuramente Penelope acquisterà molta fama, ma Telemaco dovrà rimpiangere molte ricchezze, perché loro non se ne andranno.

Telemaco replica che non può allontanare da casa sua madre, se ella non vuole; sono piuttosto i Proci che devono andare a cercare nuovi banchetti o a mangiare dei propri beni. Se non lo faranno, a Telemaco non resterà che invocare Zeus affinchè possa toccare loro la stessa sorte.

Odissea Libro II: Il prodigio divino

Telemaco ha appena terminato di parlare ed ecco che appaiono nel cielo due aquile che si lacerano con gli artigli e poi scompaiono dirigendosi verso destra. L’indovino Aliterse interpreta il prodigio come segno dell’imminente ritorno di Odisseo e della punizione dei Proci.
Telemaco chiede allora al popolo di allestirgli una nave per andare a Pilo e a Sparta, in cerca di notizie del padre.

Atena prende l’aspetto di Mentore, un vecchio compagno di Odisseo, e rimprovera il popolo perché non aiuta il legittimo erede del re; ma un altro abitante di Itaca, Leocrito, critica Atena/Mentore e nega la nave a Telemaco; l’assemblea si scioglie senza concedere a Telemaco una nave per recarsi a cercare notizie del padre.

Odissea Libro II: La partenza di Telemaco

Il giovane affranto si reca allora sulla riva del mare e invoca l’aiuto di Atena. Questa, assunte le sembianze di Mentore, gli promette navi e rematori e in più lo accompagnerà nel viaggio.

Il giovane tornato al palazzo, deve sopportare gli insulti dei Proci. Chiede poi alla vecchia ancella Euriclea di procurargli le provviste per il viaggio. Euriclea si duole e piange; Telemaco la rassicura: un dio lo protegge. Poi le fa giurare che non dirà nulla alla madre, lasci che sia lei ad accorgesene.
Intanto Atena ha assunto le sembianze di Telemaco, procurandogli una nave e l’equipaggio. Dopo il tramonto partono in segreto; per tutta la notte, la nave viaggia in direzione di Pilo.

Il racconto prosegue con Odissea Libro III: Telemaco giunge a Pilo

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