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Odissea Libro XX: aspettando la strage dei Proci

Odissea Libro XX riassunto 

Odissea Libro XX: riassunto dettagliato

Odisseo si è sdraiato sotto il portico, ma non può dormire: vede le ancelle infedeli che escono per andare a divertirsi e ad amoreggiare con i Proci. Nella sua violenta collera vorrebbe ucciderle, ma ancora una volta riesce a frenarsi e a sopportare.

Penelope si risveglia e nella sua angoscia invoca la morte: ancora una volta ha sognato che lo sposo era accanto a lei nel letto, bello e giovane come al momento della sua partenza.

Il suo lamento arriva a Odisseo e lo fa svegliare. L’eroe invoca allora un segno favorevole da parte di Zeus. Cade un fulmine, e si ode la voce di un’ancella che invoca la fine delle prepotenze dei Proci; Odisseo li interpreta come presagi positivi.

Al mattino, nel palazzo riprende la vita consueta. Telemaco s’informa sul riposo dell’ospite; poi si reca in piazza per i preparativi della festa in onore di Apollo, prevista proprio per quel giorno.
I Proci giungono al palazzo; arriva anche Eumeo (Odissea Libro XIV), e Odisseo gli conferma le prepotenze dei pretendenti. Arriva anche il capraio traditore Melanzio, che rinnova i suoi insulti (Odissea Libro XVII) contro il mendicante. Giunge alla reggia il saggio bovaro, amico di Eumeo, di nome Filezio, che al contrario prende le difese dell’ospite e si rammarica per l’assenza del padrone.

Mentre i Proci tramano nuove insidie contro Telemaco, appare in cielo un’aquila che stringe tra gli artigli una colomba; essi la interpretano come un presagio sinistro e lasciano cadere i loro progetti contro il giovane.

È ormai ora di pranzo; Telemaco fa sedere il finto mendicante nella grande sala e promette di proteggerlo.
Antinoo rinnova le sue minacce, e uno dei più malvagi tra i pretendenti, Ctesippo, scaglia contro il mendicante una zampa di bue. Odisseo la evita e Telemaco esprime la sua indignazione. Uno dei Proci, Agenore, tenta di riportare la calma consigliando al giovane di affrettare le nozze della madre. Telemaco dichiara che non ha nulla in contrario, ma che non oserebbe mai cacciare di casa la madre contro la sua volontà.

A questo punto interviene Atena a stravolgere la mente dei Proci, che si abbandonano a un riso folle, mentre le carni imbandite trasudano sangue e i loro occhi si riempiono di lacrime. L’indovino Teoclimeno vede il sinistro prodigio e lo interpreta come un segnale della loro morte imminente; ma Eurimaco lo tratta come un pazzo.
Mentre gli altri Proci si abbandonano a insulti e schiamazzi, Telemaco aspetta dal padre il segnale d’inizio della strage.

Il racconto continua con Odissea Libro XXI: la gara dell’arco

Questo articolo è tratto dall’ebook “Odissea, riassunto, personaggi, luoghi e fatti dell’opera di Omero” in vendita in versione Kindle su Amazon

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