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Oreste figlio di Agamennone – mitologia

Oreste figlio di Agamennone e Clitennestra, dopo che sua madre uccise Agamennone con la complicità dell’amante Egisto, sfuggì alla loro furia omicida, perché fu portato in salvo dalla sua nutrice e fu consegnato a Strofio, re di Crisa e antico alleato di suo nonno Atreo.

Oreste all’epoca era un bimbo di dieci anni e crebbe alla reggia di Strofio inisieme a Pilade, il figlio del re. I due divennero amici inseparabili e furono compagni nei terribili eventi che seguirono e che stiamo per raccontarvi.

Oreste figlio di Agamennone torna a Micene assieme a Pilade

A Micene regnava Egisto, che si era appropriato di tutto ciò che era stato di Agamennone. Solo Elettra, sorella di Oreste, desiderosa di punire la madre Clitennestra ed Egisto, era rimasta custode della memoria del padre. Aveva come unica ragione di vita la speranza che si presentasse a Micene suo fratello Oreste a fare giustizia. Quel giorno finalmente arrivò.

Un giorno infatti Oreste giunse presso la tomba del padre inisieme all’amico Pilade e, recisa una ciocca dei propri capelli, ve la depose. Nascostosi fra i cespugli di un boschetto, vide giungere un gruppo di schiave vestite a lutto, recanti offerte al defunto re; fra loro vi era anche sua sorella Elettra.

La ragazza notò subito quella ciocca di capelli molto simili ai suoi e pensò immediatamente che doveva essere del fratello Oreste. Egli le comparve davanti e si fece riconoscere. Ordinò alla sorella di ritornare presso la loro madre Clitennestra e di non fare parola della sua presenza. Aveva deciso di presentarsi al palazzo insieme a Pilade e di chiedervi ospitalità come straniero. Così avvenne.

Oreste figlio di Agamennone uccide Clitennestra ed Egisto

Insieme a Pilade furono accolti e il giovane riferì che era venuto da Clitennestra per portarle una triste notizia: la morte di Oreste. Clitennestra informò subito Egisto. Questi non appena fu nella sala fu trafitto con la spada da Oreste sotto gli occhi della regina. La regina, presa da terrore, cominciò a supplicare il giovane chiedendogli la pietà dovuta a una madre. Ma Oreste, benché turbato dalle parole della madre, la uccise.

Oreste e Pilade si posero poi di guardia alla fossa, scavata fuori dalle mura della città, dove erano stati gettati i corpi di Clitennestra ed Egisto perché nessuno si avvicinasse. Ma le Erinni apparvero, terrorizzando e tormentando Oreste.

Oreste è inseguito dalle Erinni

Per un intero anno, Oreste vagò per terra e per mare, sempre inseguito dalle Erinni. Ovunque andasse non trovava pace; era colpito spesso da crisi di follia che lo portavano alla disperazione; arrivò perfino ad amputarsi un dito per placare le dee dagli spaventosi vestiti neri. Infine, arrivò ad Atene e là, dopo essere entrato nel tempio di Atena, abbracciò la statua della dea e chiese il suo aiuto e la sua protezione.

Anche le Erinni giunsero ad Atene perché non avevano mai smesso di inseguirlo e di perseguitarlo. E giunse anche suo nonno Tindaro, il padre di Clitennestra.

Atena istituisce il tribunale dell’Areopago

Tutti costoro accusavano Oreste e si mostravano implacabili nei suoi confronti. Allora Atena, che aveva ascoltato le suppliche del giovane perseguitato, dopo aver radunato gli anziani della città, i cittadini nobili e i giudici per i delitti di sangue, istituì il tribunale dell’Areopago perché esprimesse il suo giudizio su Oreste.

Al processo furono ammessi un difensore e un accusatore. Apollo si assunse il compito di difendere Oreste e la più vecchia delle Erinni quello di accusarlo.

Una volta ascoltate le motivazioni dell’una e dell’altra parte, i giudici dell’Areopago espressero con una votazione la loro opinione, ma i voti risultarono in parità e la questione non sarebbe stata risolta se Atena non si fosse schierata dalla parte di Oreste. Così questi fu prosciolto e poté fare ritorno nell’Argolide.

Le Erinni protestarono per il verdetto e promisero di mandare disgrazie, catastrofi e mali di ogni genere contro la terra che aveva espresso un giudizio così benevolo nei confronti di un matricida. Allora Atena propose alle Erinni di fermarsi nell’Attica, dove sarebbero state onorate da tutti gli Ateniesi come si conveniva a divinità così importanti, custodi dell’onestà dei costumi e nemiche di ogni empietà. Così le Erinni si placarono, tolsero i loro abiti luttuosi, si stabilirono nell’Attica e divennero divinità benevoli, protettrici della giustizia e della rettitudine.

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