La corretta scrittura delle parole – cioè l’ortografia (dal greco orthós, “corretto”, e graphé, “scrittura”) – presenta in italiano non poche difficoltà ed è causa di molti errori. Perciò ti diamo qui di seguito l’elenco delle più frequenti difficoltà ortografiche che puoi incontrare e le regole per scrivere correttamente in italiano.
Ortografia: i gruppi sce / scie
Si scrive sempre sce (scena, scendere, scegliere, scelta, discesa), tranne che:
- nelle parole scienza e coscienza e nei loro derivati (scientifico, scienziato, coscientemente, coscienzioso);
- nelle parole che terminano in – iere: usciere;
- quando l’accento cade sulla i: scìe (plurale di scìa).
Ortografia: i gruppi ce / cie e ge / gie
Le forme corrette sono quelle in ce e ge, perché la c e la g davanti alla vocale e sono di per sé dolci e quindi non hanno bisogno della i: dolce, luce, gelo, faggeto. Però, si scrivono – cie e – gie con la i:
- i nomi in – cìa e – gìa al plurale: farmacìe, bugìe, allergìe;
- i nomi in – cia e – gia, al plurale ma solo quando – cia e – gia sono preceduti da vocale: camicie, socie, valigie, ciliegie;
- i nomi cielo e cieco;
- i nomi, per lo più di origine latina, superficie, specie, efficienza, deficienza, sufficienza, effigie, igiene e i loro derivati;
- i nomi in – iere e – iera: artificiere, pasticciere, crociera, raggiera.
Ortografia: i gruppi li /gli
Si usa li:
- all’inizio di parola: lieto, liana, liocorno, liuto, lieve (le uniche eccezioni sono costituite dall’articolo gli e dai pronomi gliene, glielo, gliela, glieli);
- quando la l suona doppia: allietare, allievo, cancelliere, idillio;
- nelle parole in cui l’accento cade sulla i e nei loro derivati: malìa (ammaliàre, maliàrda), regalìa e simili;
- in alcune parole che conservano la grafia originaria latina, come ciliegia, concilio, cavaliere, esilio, mobilio, olio, milione, miliardo, petrolio, vigilia e simili;
- tra i nomi propri, i nomi di persona si scrivono tutti con li (Emilio, Amelia, Virgilio), tranne Guglielmo;
- tra i nomi geografici alcuni, per lo più di origine latina, si scrivono con li (Italia, Sicilia, Versilia), mentre altri, per lo più di origine straniera, si scrivono con il gruppo gli (Marsiglia, Siviglia).
Si usa gli in tutti gli altri casi: bagaglio, consiglio, figlio, foglio, giglio, luglio, vaglia, famiglia ecc. Il derivato di famiglia: famigliare, si può scrivere anche familiare.
Ortografia: i gruppi mb /mp
Davanti alle labiali p e b si usa sempre m e mai n: bambola, campo, gamba, imporre, comportarsi.
Ortografia: i gruppi ni / gn
Si usa n seguita da i in parole che conservano la grafia originaria latina come colonia, scrutinio, genio, niente ecc. In tutti gli altri casi si usa gn: degno, bagno, gnomo, ingegno.
Ortografia: i gruppi gn / gni
Dopo il suono gn la i non si mette mai (ingegnere, cagna, ognuno, campagna ecc.), tranne:
- nei rari casi in cui la i è accentata (compagnìa);
- nella desinenza della 1ª persona plurale dell’indicativo presente e nella 1ª e 2ª persona plurale del congiuntivo presente dei verbi in – gnare (disegniamo, che voi bagniate; ma si vanno affermando anche le forme senza i: disegnamo, che voi bagnate).
Ortografia: i gruppi cq / qq
Il raddoppiamento del suono qu si scrive cqu: acqua (e tutti i suoi derivati e composti: acquazzone, acquedotto ecc.), acquisto e derivati, nacque. Fa eccezione soqquadro, che raddoppia in qqu.
Ortografia: i gruppi cu + vocale / qu + vocale
Tra il suono cu + vocale e qu + vocale non c’è alcuna differenza: i due segni trascrivono infatti il medesimo suono. L’unica regola che si può dare è fondata sull’etimologia, cioè sulla diversa origine latina delle singole parole e non ci sono regole precise per stabilirne la grafia. Occorre quindi imparare come si scrivono quelle d’uso più corrente o, in caso di dubbio, consultare il dizionario. Perciò ricorda:
- cu si trova in una ventina di parole e nei loro composti: cui, circuito, cuoco, cuoio, cuore, scuola, innocuo, proficuo, promiscuo, vacuo, arcuare, percuotere, scuotere, evacuare;
- qu si trova negli altri casi: quattro, quadro, quercia, squadra, squarcio, equitazione, questura, quoziente.
Ortografia: l’uso della lettera h
La lettera h è detta muta, perché non ha alcun suono e non si pronuncia. Viene usata:
- per indicare che le consonanti c e g hanno suono duro anche se sono seguite dalle vocali e e i: cherubino, chilo, margherita, ghiotto;
- per distinguere le voci del verbo avere (ho, hai, ha, hanno), da parole che si pronunciano allo stesso modo (o, ai, a, anno);
- nelle interiezioni esclamative, per suggerire l’idea del prolungamneto del suono: ah, oh, uh, deh, ohimè ecc.
- all’inizio di alcune parole latine (habitat, homo, humus) e straniere (hotel, hamburger, hobby, hostess).
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