Paolo di Tarso, conosciuto come San Paolo, ha rivestito un ruolo importante nella diffusione del Cristianesimo. Vi raccontiamo la sua vita e i suoi viaggi.
Paolo di Tarso: la vita
Paolo di Tarso nacque attorno al 5 d.C. a Tarso, città greca della Cilicia, da una famiglia di ebrei aristocratici. Come molti giudei di formazione ellenistica aveva due nomi: Saul, il nome ebraico, e Paolo, il nome occidentale, in questo caso romano.
Ebbe un’educazione accurata non solo riguardo all’ebraismo, ma anche nella conoscenza della cultura greca. Esercitò il mestiere di fabbricatore di tende da viaggio, occupazione che in seguito gli permise di vivere autonomamente a Corinto.
La conversione di Paolo di Tarso
Da giovane, come narrano gli Atti degli Apostoli, fu un persecutore dei cristiani; partecipò, infatti, al martirio di santo Stefano. Ma durante un viaggio verso Damasco gli apparve Cristo resuscitato e Paolo, sconvolto dalla visione si convertì (siamo intorno al 34 d.C.).
Iniziò allora un’opera instancabile di apostolato e di fondazione di comunità cristiane, attraverso una serie di viaggi che lo portarono in Asia Minore, Macedonia, ad Atene, a Corinto, a Efeso. Durante questi viaggi scrisse le Epistole (ai Romani, ai Corinzi, ai Galati, agli Efesini…) incluse poi nel Nuovo Testamento.
Tornato a Gerusalemme, nel 60 d.C. circa venne arrestato nel corso di scontri con gli ebrei ma, in quanto cittadino romano, rivendicò il diritto di essere giudicato a Roma, dove fu processato, condannato, messo a morte nel 64, sotto Nerone (o, secondo altri, nel 67).
Paolo di Tarso: i viaggi
Dopo una prima azione missionaria con scarso successo (At 9, 19-22), le Scritture narrano dell’originaria opera missionaria di Paolo di Tarso, che fu caratterizzata da lunghi viaggi, durante i quali fondò nuove comunità.
Il primo viaggio di San Paolo
Il primo (At 15, 36) viaggio fu compiuto insieme con Barnaba e Marco e durò dal 46 al 49 d.C. Da Antiochia passò alla vicina isola di Cipro, dove convertì il proconsole romano Sergio Paolo (At 13, 4-12), quindi in Panfilia (a Perge), in Pisidia (Antiochia) e in Licaonia (Iconio, Listra e Derbe).
Il viaggio terminò nel 49 in Antiochia di Siria. Qui l’apostolo dovette affrontare una situazione delicata: manifestatesi le pretese di taluni cristiani ex ebrei, che volevano imporre ai pagani convertiti la circoncisione, Paolo di Tarso si oppose decisamente. La questione fu deferita al Concilio degli Apostoli in Gerusalemme. A prevalere fu la posizione di Paolo: ai nuovi convertiti non occorreva imporre la circoncisione ma dovevano comunque rispettare dei divieti tra cui l’astensione “dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia” (At 15, 28-29).
Il secondo viaggio di San Paolo
Da Antiochia, nel 50, Paolo cominciò il secondo viaggio missionario (50-53 d.C.) insieme con Sila o Silvano. Le tappe principali furono: Filippi, Tessalonica (Salonicco), Anfipoli, Berea, Atene, Corinto (At 15, 30; At 18, 18). Ci fu un moltiplicarsi di collaboratori attorno a Paolo, che poté così costruire comunità cristiane numerose e vivaci (importanti quelle di Filippi, di Tessalonica e di Corinto). Il viaggio terminò con una visita a Gerusalemme e ad Antiochia, nell’anno 53.
Il terzo viaggio di Paolo di Tarso
Il terzo viaggio durò quattro anni (dal 54 al 58) ed ebbe per obiettivo principale l’evangelizzazione dell’Asia.
Coadiuvato da vari collaboratori, Paolo si fermò per quasi tre anni a Efeso (At 20, 31). Visitò però anche altre località, come Mileto (At 20, 17), Colossi, Laodicea, Gerapoli (Col 1, 2; Col 4, 13-16).
Abbandonata Efeso, in seguito a una sollevazione dei fedeli di Artemide, si recò in Macedonia (2 Cor 7, 5; At 20, 3). Infine raggiunse Gerusalemme dove portò una ricca offerta raccolta pazientemente nelle comunità cristiane (1 Cor 16, 1-3; 2 Cor 8-12; 2 Cor 9, 15; Rm 15, 26-32).
Durante questo terzo viaggio Paolo mise a punto un nuovo metodo di apostolato, già sperimentato durante il secondo: alla predicazione diretta aveva aggiunto lo scritto sotto forma di lettera. Da Corinto, infatti, erano state spedite due lettere alla Chiesa di Tessalonica: da Efeso fu scritta la Prima Lettera ai Corinti; dalla Macedonia scrisse la Seconda Lettera ai Corinti, ove difese il modo seguito nel progettare e realizzare i vari viaggi e ribadì la sua autorità apostolica. Sempre in questa Lettera ci sono interessanti informazioni circa le grandi difficoltà che dovette affrontare nella sua attività missionaria: disagi, prigionie, pericoli di morte, naufragi, viaggi snervanti, guadi difficili di fiumi, incontri con briganti, incomprensioni e ostilità da parte di alcuni cristiani ecc. (2Cor 11, 23-29).
Il quarto viaggio di San Paolo
Il quarto viaggio lo compì come prigioniero: accusato di aver profanato il Tempio ebraico introducendovi l’ex pagano Trofimo (At 21, 27-30), l’apostolo fu assalito da una folla pronta a linciarlo. Arrestato passò due anni prigioniero a Cesarea. Usufruendo del suo privilegio di cittadino romano si appellò all’imperatore e fu inviato a Roma.
Il viaggio ebbe termine la primavera successiva a Roma, dove Paolo di Tarso fu ben accolto dai cristiani. In attesa del processo gli si permise di restare in una casa in affitto sotto la vigilanza militare per due anni (At 28, 30).
Che cosa sia avvenuto dopo la liberazione (nell’anno 63), dovuta probabilmente al fatto che nessun accusatore si presentò dalla Giudea, si può soltanto congetturare. Il brusco finale degli Atti sembra suggerire una liberazione dell’apostolo. L’antica tradizione parla di un viaggio in Spagna; le lettere pastorali fanno invece supporre un viaggio in Oriente. Tali avvenimenti si verificarono fra il 63 e il 66.
Nell’autunno del 66 Paolo di Tarso fu imprigionato a Nicopoli, nell’Epiro, e condotto a Roma; qui concluse la sua vita con il martirio, forse nel 67. La tradizione di Roma lo vuole martire durante la persecuzione di Nerone, nel 64.