Canto 33 Paradiso della Divina Commedia di Dante Alighieri. Riassunto e Commento dell’ultimo canto Paradiso di Dante.
Che cosa succede nel canto XXXIII (33) del Paradiso?
Argomenti del Canto 33 del Paradiso:
- Preghiera di san Bernardo alla Vergine (vv. 1-45)
- Visione di Dio e dell’unità dell’universo in Dio (vv. 46-108)
- Misteri della Trinità e dell’Incarnazione (vv. 109-132)
- Sforzo supremo della mente di Dante; sua folgorazione e appagamento (vv. 133-145)
Paradiso Canto 33: Preghiera di san Bernardo alla Vergine (vv. 1-45)
La prima parte del Canto 33 del Paradiso è occupata dalla lunga preghiera che san Bernardo rivolge alla Vergine (per la parafrasi della Preghiera di san Bernardo alla Vergine, vv. 1-39, clicca qui), affinché essa interceda perché a Dante sia elargita la virtù necessaria da renderlo capace di innalzarsi alla visione piena di Dio in cui è posta la compiuta beatitudine.
Bernardo chiede anche un’altra grazia: che, una volta tornato in Terra per testimoniare ciò che visto, Dante si conservi puro, giusto e libero dal peccato.
Alla preghiera di Bernardo si unisce quella di tutti i beati e in particolare quella di Beatrice (ricordata qui per l’ultima volta nel poema). La Vergine prima fissa benevolmente Bernardo, poi Dio: è il segno che ha accondisceso.
Paradiso Canto 33: Visione di Dio e dell’unità dell’universo in Dio (vv. 46-108)
Dante sente in sé nuova forza e, senza che ci sia bisogno che il santo lo esorti a farlo, alza gli occhi a Dio.
Quello che allora vide non è esprimibile a parole; egli non ne ha conservato un ricordo distinto: è nelle condizioni di uno che abbia avuto un sogno meraviglioso; perdura nell’animo l’emozione della visione, mentre l’oggetto di essa si è dileguato dalla mente.
Si sforzerà tuttavia di porgere al lettore un’immagine sia pure tenue e sbiadita di ciò che ha visto, nell’attimo in cui ha osato «ficcar lo viso per la luce etterna» e congiungere il suo sguardo con il «valore infinito».
Paradiso Canto 33: Misteri della Trinità e dell’Incarnazione (vv. 109-132)
A Dante apparvero tre cerchi, di tre colori diversi ma della stessa dimensione: sono le tre persone della Trinità. Nel secondo di questi cerchi intravide un’immagine umana, segno della natura umana di Gesù (il mistero dell’Incarnazione), a ricordare come Dio si fosse incarnato e fatto uomo.
Paradiso Canto 33: Sforzo supremo della mente di Dante; sua folgorazione e appagamento (vv. 133-145)
Guardando ancora, Dante cercò di vedere come quell’immagine, inserita nel cerchio di luce, fosse una sola cosa con esso. Si sentiva d’essere sul punto di penetrare e conoscere il mistero divino: ma, si chiese smarrito, aveva la sua mente ali capaci di volare così in alto?
D’un tratto Dante fu come colpito da un lampo fulmineo e abbagliante ed ebbe la visione di Dio: ma fu un attimo, un brevissimo istante. Poi la visione svanì.
Il grande viaggio, la grande fantasia si erano conclusi, perché così aveva voluto Dio, l’amore che muove il sole e le altre stelle.