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Parlare bene: si può imparare

L’arte di parlare bene – la retorica – è sempre stata considerata molto utile e qualificante. Chi sa “parlare bene” affascina, convince e ha successo: a scuola e nel mondo del lavoro; nell’ambito delle relazioni private e pubbliche.

Da piccoli, è vero, si impara a parlare in modo naturale e spontaneo, ma “saper parlare” è tutta un’altra cosa. Saper parlare, infatti, significa parlare bene, essere cioè “buoni parlatori”. E chi è allora un “buon parlatore”? Un “buon parlatore” è:

  • colui che sa trovare il “momento giusto” per parlare, cioè sa individuare la situazione più adatta per realizzare, parlando, lo scopo che si propone;
  • chi sa “catturare” l’interesse e mantenere l’attenzione dei suoi ascoltatori, suscitando in essi il desiderio di ascoltare;
  • chi si fa capire da chi ascolta;
  • colui che, alla fine, ottiene lo scopo che si prefiggeva e, nello stesso tempo, soddisfa le attese di chi ascolta.

Tu sai parlare bene? Se la tua risposta è un “NO” o “Non molto” non preoccuparti: a parlare, e anche a “parlare bene”, si può imparare. Richiede impegno ed esercizio, ma è un risultato che tutti possono raggiungere. Basta rispettare alcune regole e utilizzare alcune tecniche precise. Occorre:

1. conoscere bene l’argomento di cui si vuole o si deve parlare;

2. saper controllare le proprie emozioni e quindi non lasciarsi prendere dall’ansia;

3. avere ben chiaro lo scopo per cui si parla: informare, spiegare, esprimere opinioni, convincere ecc.

4. mettere a fuoco mentalmente, prima di parlare, il senso generale di quanto si vuole dire e magari costruirsi una specie di scaletta disegnando a grandi linee ciò che si intende dire;

5. individuare e usare un linguaggio adatto a chi ascolta: si deve infatti tener conto dell’età del destinatario, del suo grado di conoscenza dell’argomento che ci si accinge ad esporre, della sua competenza linguistica, ossia delle parole di cui veramente conosce il significato e che quindi chi parla può usare senza correre il rischio di non farsi capire;

6. farsi capire da chi ascolta, cioè:

  • pronunciare le parole in modo chiaro e distinto;
  • evitare di pronunciare in modo scorretto singole parole. Per esempio, ricorda che il “nócciolo” è qualcosa di diverso dal “nocciólo” e che si dice “rubríca“, “persuadére“, “edíle” e non, come dicono molti, “rúbrica“, “persuádere“, “édile“;
  • esprimere i concetti (le idee, i fatti ecc.) in modo chiaro, ordinato, coerente e completo, sottolineando con il tono della voce i concetti più importanti;
  • usare termini precisi e appropriati;
  • organizzare le frasi in modo corretto, semplice e scorrevole;
  • non usare intercalare inutili come “ehm“, “allora“, “cioè… cioè… cioè” e simili;
  • usa i connettivi necessari per legare insieme le varie parti della tua esposizione: “Dapprima… poi… infine“; “…Perciò…” “… Infatti…” ecc.;

7. non parlare mai troppo a lungo;

8. parlare con il giusto ritmo, né troppo in fretta né troppo piano;

9. tenere sempre sotto controllo chi ascolta, per coglierne, attraverso l’atteggiamento o il comportamento, le reazioni e adattarsi opportunatamente ad esse nell’esposizione: riconquistare l’attenzione dell’ascoltatore o degli ascoltatori se la si è perduta, vivacizzare l’esposizione, evidenziare meglio i passaggi logici, abbreviare l’esposizione e, se si capisce che è il caso, concluderla al più presto.

Oltre a saper parlare bene, è altrettanto importante e necessario saper scrivere senza errori. Queste le regole per scrivere correttamente: Ortografia: semplici regole per scrivere correttamente

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