I Parti erano una popolazione nomade originaria della Scizia (nell’odierna Russia meridionale), che alla metà del III secolo a.C. (250 a.C. circa) si stabilì nella Partia (da qui l’origine del loro nome), una regione nord-orientale dell’attuale Iran.
Grazie alla dinastia degli Arsacidi, fondata dal primo re dei Parti Arsace I, questo antico popolo iranico fondò un impero molto esteso, dilagando in tutta la Persia (attuale Iran), spingendosi fino alle rive del fiume Eufrate.
L’espansione territoriale determinò attriti con Roma, con la quale il regno dei Parti si fronteggiò per tre secoli. L’impero partico (cioè l’impero dei Parti) cadde nel 224 d.C. quando fu sostituito dai Sasanidi (o Sassanidi).
Le guerre romano-partiche
Abilissimi guerrieri, il popolo dei Parti si scontrò al lungo con i Romani. La lotta tra i due imperi conobbe fasi alterne.
Il 9 giugno del 53 a.C. Marco Licinio Crasso (membro del Primo Triumvirato assieme a Cesare e Pompeo) fu sconfitto e ucciso nella battaglia di Carre (antica città della Mesopotamia settentrionale corrispondente all’odierna Harran, in Turchia); nel 34 a.C. Marco Antonio fallì nell’impresa di cacciare i Parti dall’Armenia (oggi situata tra Turchia, Iran e Russia). Seguirono con Ottaviano Augusto anni di relazioni pacifiche; egli nel 17 a.C. sancì con i Parti un trattato di pace, che prevedeva la restituzione delle insegne delle legioni di Crasso cadute a Carre e dei prigionieri romani. Altre offensive si ebbero sotto Traiano (114-116), Marco Aurelio (163-166) e Settimio Severo (197-198). Nel 216 Caracalla penetrò nella Media, ma gli eserciti romani finirono poi per essere debellati.
Circa otto anni dopo, nel 224 d.C., Artabano V, l’ultimo dei sovrani dell’impero dei Parti, fu ucciso da Ardashir I, il fondatore della dinastia dei Sasanidi (o Sassanidi). L’impero partico crollò dopo oltre 400 anni.
L’Impero sasanide (o sassanide) governò l’Iran e larga parte del Vicino Oriente fino alle conquiste arabe del VII secolo d.C.