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Partito popolare italiano, 1919-1926 riassunto

Partito popolare italiano fondato nel 1919 e sciolto nel 1926.

Il Partito popolare italiano (Ppi), fondato il 18 gennaio 1919, ebbe il consenso del papa Benedetto XV e delle gerarchie ecclesiastiche, preoccupati di opporre un argine alla minaccia socialista.

Il Partito popolare italiano si ispirava alla dottrina sociale cristiana e all’esperienza del cattolicesimo sociale europeo. Segnò l’ingresso massiccio dei cattolici sulla scena politica italiana dopo lunghi decenni di assenza a causa del non expedit di papa Pio IX.

All’origine del partito troviamo il pensiero e l’opera di don Luigi Sturzo, il suo primo segretario. Egli, partendo dagli elementi più significativi del pensiero cristiano democratico, come la socialità, il pluralismo, l’aconfessionalità dell’azione politica costruì il programma del nuovo partito.

Il primo congresso si tenne a Bologna dal 14 al 16 giugno 1919. L’avvento al potere del fascismo segnò la crisi e il declino del partito, dopo aspri contrasti anche con la gerarchia ecclesiastica che spingeva per un’intesa popolari-fascisti.

Don Luigi Sturzo fu costretto a dimettersi dai vertici e nel settembre 1924 lasciò l’Italia per rifugiarsi prima a Londra e poi a New York. Dal 28 al 30 giugno 1925 si tenne l’ultimo congresso a Roma. Nel 1926 il Partito popolare fu messo fuori legge.

 

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