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Per un punto Martin perse la cappa

Perché si dice “Per un punto Martin perse la cappa”?

Il detto “Per un punto Martin perse la cappa” ha un’origine curiosa.

Martino, padre guardiano di un convento, ambiva alla cappa, cioè alla veste di abate. Aveva nel cuore questa segreta speranza quando, così si narra, venne a sapere che il reverendo superiore sarebbe passato dal suo convento.

Escogitò allora un espediente per mettersi in bella mostra agli occhi dell’illustre visitatore; quello di scrivere sul portone del convento un bel motto latino: “Porta patens est. Nulli claudatur honesto”, ovvero: “La porta resti aperta. A nessuno onesto si chiuda”.

Martino si mise all’opera; scriveva sognando la bella cappa, ma, distratto dai suoi pensieri, sbagliò la collocazione del punto. La frase che scrisse in realtà suonava così: “Porta patens est nulli. Claudatur honesto”, cioè “La porta non resti aperta a nessuno. Si chiuda all’onesto”.

Quando il superiore, giunto davanti al portale, lesse quella frase infelice si indispettì e se ne andò. E fu così che Martin per un punto perse la cappa che desiderava tanto ma anche la stima del suo superiore.

Questo modo di dire nella lingua italiana sta a significare che, a volte, da un errore riguardante un particolare apparentemente di scarsa importanza possono derivare conseguenze disastrose.

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