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Percy Bysshe Shelley – la vita e la poesia

Percy Bysshe Shelley (1792-1822), assieme ai poeti  Lord Byron (1788-1824) e John Keats (1795-1821), è tra i principali poeti del Romanticismo inglese.

Percy Bysshe Shelley – la vita

Shelley nasce il 4 agosto 1792 a Sussex (Inghilterra). Studiò in scuole prestigiose come Eton e Oxford, da dove però fu espulso a diciannove anni per un opuscolo sulla Necessità dell’ateismo. Per questo e per il matrimonio con una giovane sedicenne, Harriet Westbrook, ruppe con la famiglia e cominciò una vita irregolare e vagabonda.

Shelley nutriva idee rivoluzionarie ed entrò per questo in rapporto con il filosofo William Godwin, le cui posizioni oscillavano fra anarchismo individualistico, socialismo e utopismo. Si innamorò della figlia di questi, Mary (sarà l’autrice del fomoso romanzo “nero” Frankestein, 1818) e per lei lasciò moglie e figli; la sposò dopo che la prima moglie si tolse la vita.

Per la sua condotta e le sue idee si attirò la condanna della società inglese benpensante; si trasferì quindi in Italia, allora meta vagheggiata dai poeti romantici inglesi. Qui scrisse le sue opere più importanti.

Morì giovanissimo, l’8 luglio 1822, inghiottito da una tempesta durante una gita in barca nel golfo di La Spezia.

Percy Bysshe Shelley – pensiero e opere

I suoi comportamenti anticonformistici e ribelli, l’idealismo utopistico e visionario, i suoi atteggiamenti languidi ed estatici di sognatore assetato di infinito, la curiosità per l’irrazionale, la magia, l’occultismo, l’alchimia, il misticismo platonico, ne fanno una figura esemplare del Romanticismo.

Oltre a odi famose, come Al vento occidentale e A un’allodola, ha lasciato poemetti come La sensitiva, Epipsychidion, dedicato a un amore platonico; Adonais, in morte dell’amico poeta John Keats; la tragedia I Cenci (1819), ispirata ad una fosca vicenda rinascimentale di incesto tra padre e figlia; il dramma lirico Prometeo liberato (1820).

Coerentemente con le sue idee politiche (Marx lo ritenne un precursore del socialismo), Shelley intende la poesia come messaggio all’umanità, al fine di rendere il mondo più libero e più giusto. Ma rifiuta la poesia didattica: per lui la poesia deve agire in maniera diversa dal comune discorso logico, risvegliando e allargando la mente e rendendola ricettacolo di mille inaudite combinazioni di pensieri.

«La poesia alza il velo dalla nascosta bellezza del mondo»: è quindi una poesia rivelazione, visionaria e profetica, che si vale di un vertiginoso accumulo di immagini.

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