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Pesatura del cuore – religione egizia

La pesatura del cuore nella religione egizia era la prova che il defunto doveva superare per arrivare nell’aldilà.

Ecco perché nel corpo del defunto, durante il procedimento dell’imbalsamazione, veniva lasciato il cuore, considerato la sede dell’anima, mentre gli altri organi interni (stomaco, fegato, intestino, polmoni) erano tolti e posti ciascuno in vasi canopi, collocati poi nella tomba assieme alla mummia.

Presso gli Egizi era infatti diffusa la convinzione che la morte non rappresentasse la fine dell’esistenza. Alla morte sopravviveva lo spirito vitale della persona defunta.

Come avveniva la pesatura del cuore nel tribunale di Osiride?

Secondo il Libro dei morti, il dio Anubi, dio dei morti, dalla testa di sciacallo, accompagnava il defunto al cospetto di una giuria composta dal dio Osiride, giudice supremo, e da quarantadue giudici. In questo tribunale avveniva la pesatura del cuore.

Su un piatto della bilancia veniva posto il cuore del defunto e nell’altro piatto “la piuma della verità”, cioè la piuma della dea Maat, la dea della giustizia. Poi il defunto doveva confessare le sue azioni.

Dopo questo atto, il dio Thot, dio della sapienza e scriba degli dèi, rappresentato con la testa di ibis, l’uccello che vive sulle rive del fiume Nilo, controllava il peso e registrava il risultato ottenuto.

Se il cuore era leggero come la piuma o meno, significava che il defunto in vita era stato un uomo giusto, e quindi meritevole di vivere in eterno. Il dio Horus accompagnava allora il defunto davanti a Osiride, che lo accoglieva nel regno dei morti. Iniziava quindi un lungo viaggio sulla barca che lo traghettava nell’aldilà, un campo fertile, ricco di acqua e di vegetazione, dove la vita continuava eternamente a scorrere identica alla precedente ma senza affanni né problemi, senza malattie né sofferenze.

Se invece il cuore era più pesante della piuma, perché gravato da troppe colpe, una mostruosa creatura, la dea Ammit, con testa di coccodrillo, corpo di leone e zampe posteriori di ippopotamo, divorava il cuore, decretando la vera e definitiva morte.

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