Pizia è il nome della sacerdotessa che nel santuario di Delfi pronunciava i responsi (gli oracoli) del dio Apollo a coloro che ne facevano richiesta. Per la sua importanza, il santuario di Delfi era considerato dai Greci l’«ombelico del mondo».
La Pizia, cioè la mitica sacerdotessa di Apollo, era generalmente scelta tra le donne vergini e di buona famiglia della città.
Prima della consultazione, alla divinità erano date offerte e praticato un sacrificio. La vittima sacrificale, di solito una capra, doveva essere sana e senza difetti. Prima del sacrificio era bagnata con acqua fredda; il conseguente tremore era interpretato come segno evidente che il giorno era favorevole, che il dio era presente nel tempio e che era possibile ottenere il responso attraverso la Pizia.
Dopo che gli interroganti avevano rivolto al dio le proprie richieste, la sacerdotessa si purificava con l’acqua della sorgente Castalia, vicino al santuario; indossava la lunga veste rituale ed entrava nel tempio. Beveva un sorso dell’acqua sacra che scorreva sotto di esso, masticava foglie di alloro e prendeva posto sul seggio a lei destinato, il tripode.
Avvolta da vapori esalanti da una fenditura della terra, entrava in trance, una specie di stato di semincoscienza. Pronunciava parole più o meno chiare, che il sacerdote del tempio parafrasava in versi e consegnava ai richiedenti.
All’inizio il responso era dato una sola volta all’anno, il giorno 7 del mese di Bisio (che cadeva a cavallo dei nostri mesi di febbraio e marzo). Quel giorno era l’anniversario della nascita di Apollo ed era particolarmente celebrato a Delfi.
In seguito, a causa dell’aumento del numero dei pellegrini, le consultazioni avvenivano una volta al mese, sempre nel settimo giorno, per i nove mesi in cui Apollo era presente nel santuario.