Il pomerio, pomerium o pomoerium in latino, nel mondo etrusco prima e in quello romano poi, era la striscia di terreno consacrato che separava la città, l’urbs, dal circostante territorio esterno, l’ager.
Il pomerium era segnato a terra da cippi di pietra, che venivano infissi nel terreno durante la cerimonia religiosa officiata dal pontefice massimo, la massima autorità religiosa. In questa zona era proibito seppellire, costruire e coltivare e, per il suo carattere sacrale, non poteva essere oltrepassata in armi.
Il pomerio di Roma
Nella storia romana, secondo la tradizione, il primo pomerium fu tracciato il 21 aprile del 753 a.C. dal fondatore di Roma, Romolo, con un aratro dalla punta di bronzo trainato da una mucca e da un toro bianchi; esso si snodava attorno al Palatino. Remo, fratello di Romolo, oltrepassò il pomerio armato, profanando il territorio della città. Una colpa gravissima che pagò con la morte. Per un approfondimento leggi Romolo e Remo e la fondazione di Roma.
Dagli scavi condotti dall’archeologo Andrea Carandini sul Palatino sono emersi i resti di un muro risalente alla metà dell’VIII secolo a.C. subito ribattezzato il “muro di Romolo”. La città fondata da Romolo era una piccola città, la cosiddetta Roma quadrata, che includeva gli attuali Foro romano, Palatino e Circo Massimo.
Questo perimetro venne ampliato più volte: la prima volta sotto Lucio Cornelio Silla (I secolo a.C.), che lo fece coincidere con le Mura serviane da lui restaurate .
Alla fine dell’età repubblicana, abbracciava gran parte della penisola, estendendosi verso nord fino al fiume Rubicone, nei pressi dell’odierna Rimini. Il 10 gennaio del 49 a.C. Giulio Cesare oltrepassò in armi il confine sacro e marciò su Roma, aprendo la stagione delle guerre civili romane.
Il pomerio subì altri ampliamenti sotto gli imperatori Augusto, Claudio, Nerone, Traiano e infine Aureliano (III secolo d.C.), che fece coincidere il pomerio con le mura che portano il suo nome (Mura Aureliane).