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Popillio, l’assassino di Cicerone

Gaio Popillio Lenate è passato alla storia per il poco edificante ruolo di boia di Marco Tullio Cicerone, il più grande oratore romano.

Assassinio di Cicerone e contesto storico

Nel 44 a.C., dopo l’uccisione di Cesare, Cicerone tornò alla lotta politica. I nuovi protagonisti erano Marco Antonio, che si riteneva il continuatore di Cesare, e il giovane Ottaviano, figlio adottivo ed erede di Cesare.

Cicerone, che diffidava di Antonio e pensava di poter orientare politicamente il diciannovenne Ottaviano, si schierò contro Antonio.

Contro Antonio Cicerone pronunciò 14 veementi discorsi, le Filippiche. Ottaviano, invece, si liberò dalla soffocante tutela di Cicerone e strinse un’alleanza con Antonio e Lepido, il cosiddetto Secondo triumvirato. Fu il momento delle vendette: Antonio inserì nella lista di proscrizione Cicerone.

Il 7 dicembre del 43 a.C. i sicari di Antonio raggiunsero Cicerone a Formia (per un approfondimento leggi La morte di Cicerone raccontata da Plutarco).

Popillio, l’assassino di Cicerone

Secondo lo storico Appiano (95-165 d.C. circa) l’assassinio fu commesso dal tribuno Popillio con efferata crudeltà: «Riuscì a staccargli la testa solo dopo tre colpi sul collo, e quasi la segò via, per inesperienza» (Appiano, Storia Romana, 4, 20).

Sempre Popillio avrebbe poi esposto la testa mozzata dell’oratore sui rostri della tribuna da cui tante volte questi aveva arringato il popolo. Anzi, secondo l’altro storico Cassio Dione (155-235 d.C.; anche lui scrisse una Storia di Roma), per vedersi attribuito con certezza il merito dell’efferato assassinio, Popillio «pose accanto alla testa dell’ucciso un ritratto che lo raffigurava cinto di corona, con un’iscrizione che ne ricordava il nome e il delitto compiuto» (47, 11).

Racconta ancora Cassio Dione che Fulvia, la moglie di Antonio, prese la testa, aprì la bocca, estrasse la lingua che aveva parlato contro il marito e la trafisse con lo spillone che usava per raccogliere i capelli.

Appiano afferma che per aver compiuto l’assassinio di Cicerone, Popillio ricevette 250.000 dracme da Antonio – 10 volte più del prezzo solito per l’uccisione di un proscritto – a lui grato per avergli tolto di mezzo il nemico più acerrimo di tutti.

Sebbene omonimo di altri illustri personaggi appartenenti alla gens Popilia (un Gaio era stato console nel 172 a.C. e nel 158 a.C.), Popillio, l’assassino di Cicerone, era di condizione libertina. Si trattava, secondo quanto riportato dallo storico Plutarco, dello stesso Popillio che Cicerone aveva difeso in un processo per parricidio.

 

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