Poseidone o Posidone, che i Romani chiamavano Nettuno, è, secondo la mitologia greca, figlio di Crono e Rea, fratello di Zeus e Ade, ma anche fratello di Estia, Demetra ed Era.
Quando Crono fu spodestato, i figli si spartirono il suo regno. Zeus ebbe il dominio sul Cielo e su tutte le terre; Ade fu il signore dell’oscuro mondo sotterraneo e del regno dei morti, Poseidone (Nettuno per i Romani) fu invece il dio del mare e delle acque correnti.
Solitamente è rappresentato con il tridente, con il quale provocava le tempeste, i maremoti e anche i terremoti.
Il dio greco del mare abitava nelle profondità del mare, dove sorgeva il suo splendido palazzo, i cui muri erano incrostati di madreperla, con decorazioni a intarsi di coralli e gemme.
Percorreva il mare sul suo cocchio trainato da animali mostruosi, metà uomini e metà serpenti. Nelle sue uscite era sempre seguito da tutta la sua numerosa corte di Tritoni, di Nereidi, di Sirene.
Al dio Poseidone sono attribuiti numerosi amori e figli. Dall’unione con Anfitrite, una delle Nereidi, nacquero tre figli: Tritone, Rode e Bentesicime.
Sono considerati figli di Poseidone pure i Cercopi, i Lestrigoni, gli Aloidi. Anche il ciclope Polifemo è considerato figlio di Poseidone, assieme ai giganti Anteo e Briareo e molti altri.
Poseidone e Scilla
Tra le altre, Poseidone amò anche Scilla, forse l’unica di cui Anfitrite, docile e indulgente, si sia vendicata.
Infatti, allorché Anfitrite si accorse dell’idillio tra suo marito e Scilla, ricorse ai consigli della maga Circe.
Circe le diede alcune misteriose erbe magiche, dicendole di stemperarle nell’acqua dove la ninfa era solita bagnarsi, cioè in una rada della costa calabra sullo Stretto di Messina.
Anfitrite fece come detto da Circe e appena Scilla si tuffò in quello specchio d’acqua, venne subito trasformata in un mostro con dodici zampe e sei lunghissimi colli che finivano in sei orribili teste. Da ognuna delle sei bocche, armate ciascuna di una triplice fila di denti, uscivano continui e insistenti latrati.
Il nuovo mostro prese ad abitare dentro una caverna nel promontario calabro.
Dove era venerato il dio del mare?
Non vi era luogo o città della Grecia (e in seguito anche l’Italia) dove Poseidone non fosse rispettato. Gli vennero innalzati statue e templi; gli si consacrarono anche città, come Paestum nell’Italia meridionale, che nacque come Poseidonia, cioè città di Poseidone. Qui ancora oggi si ammirano le rovine del suo tempio imponente e massiccio.
Poseidone è denominato Nettuno dai Romani
La divinità corrispondente al Poseidone dei Greci presso i Romani era Nettuno, ma non essendo i Romani un popolo di navigatori, pescatori e commercianti, come lo furono invece i Greci, non lo venerarono con lo stesso fervore.
I Romani veneravano il dio Nettuno il 23 luglio con la festività dei Nettunalia (Neptunalia in latino), durante la quale si svolgevano i Ludi (giochi pubblici).
A Poseidone, come a Nettuno dio del mare, furono sacri alcuni animali, come il cavallo e il delfino, sempre apprezzato dagli uomini in quanto il suo apparire nel corso della navigazione era segno di mare calmo. Quando il mammifero nuotava al seguito delle imbarcazioni, si riteneva che contribuisse a mantenerle in rotta.
A Poseidone era consacrata anche una pianta: il pino. Non a caso infatti le navi antiche erano pressoché interamente costruite con tavole di legno di pino (o di cedro del Libano), il migliore per la realizzazione delle imbarcazioni.