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Riassunto capitolo 15 Promessi Sposi

Riassunto capitolo 15 Promessi Sposi. Il capitolo 15 dei Promessi Sposi continua la narrazione del capitolo precedente.

Riassunto capitolo 15 Promessi Sposi: L’oste della Luna Piena accompagna Renzo, completamente ubriaco, in una camera dell’osteria. Subito dopo si reca dal notaio criminale per sporgere denuncia

L’oste, vedendo Renzo, ormai del tutto brillo, incapace di reggersi da solo, lo accompagna in una camera dell’osteria, dove cerca con buona grazia, di convincerlo a dargli le sue generalità. Ma Renzo, ubriaco, reagisce sbraitando. Riesce però a farsi pagare il conto prima di dirgli sgarbatamente «buona notte».

All’oste non resta che decidere di andare a denunciarlo, per non incorrere, a sua volta, in seri guai. Perciò, dopo aver fatto a sua moglie svariate raccomandazioni, si avvia al Palazzo di Giustizia e, strada facendo, impreca in cuor suo contro quel «testardo d’un montanaro», che gli ha messo sottosopra l’osteria credendo di cambiare il mondo con i suoi discorsi sulle grida; ma quelle contro gli «osti contano» ed egli non vuole andarci di mezzo.

L’oste giunge al Palazzo di Giustizia. C’è un gran fermento: soldati e spie vengono mobilitate per evitare ulteriori disordini il giorno seguente. Il sedicente Ambrogio Fusella, ha appena fatto la sua relazione, denunciando Renzo e accusandolo di essere uno dei fomentatori della rivolta.

Il notaio criminale (una sorta di commissario di polizia, con compiti di giudice) non accoglie benevolmente l’oste, in fondo non gli rivela nulla di nuovo. Anzi, il notaio criminale lo accusa di non riferirgli tutta la verità e di tacere ad esempio il fatto che Renzo ha rubato dei pani, o che ha sbeffeggiato grida e stemma del governatore. L’oste si difende, ribattendo che lui non sa nulla e che bada soltanto a fare il suo mestiere. Infine, il notaio intima all’oste di non lasciare scappare Renzo, quindi lo congeda.

Riassunto capitolo 15 Promessi Sposi: Il mattino seguente, Renzo è svegliato dal notaio e due sbirri, che lo conducono via ammanettato

Il mattino seguente, il notaio criminale, assieme a due poliziotti, si reca da Renzo per arrestarlo, perché lo crede uno dei capi della rivolta del giorno prima, ma non glielo dice chiaramente e Renzo, inizialmente, non si raccapezza.
Renzo non si ricorda nulla e si stupisce moltissimo del fatto che qualcuno, un’autorità soprattutto, sappia il suo nome. Dichiara di voler essere condotto da Ferrer, perché quello gli deve della riconoscenza («giacché mi si fa quest’affronto ingiustamente, voglio esser condotto da Ferrer. Quello lo conosco, so che è un galantuomo; e m’ha fatto dell’obbligazioni»). Il notaio, che «in altre circostanze, avrebbe riso, proprio di gusto, d’una richiesta simile», risponde che la sua richiesta sarà esaudita e invita Renzo a vestirsi in fretta. Il notaio infatti ha notato per le strade dei movimenti sospetti e vuole condurre via Renzo il prima possibile.

Renzo, dal canto suo, sentendo un ronzìo salire dalla strada e vedendo la titubanza del notaio, si veste con calma e cerca di ricostruire mentalmente le vicende della sera prima. Il poliziotto cerca di dissumulare i suoi timori, assumendo un atteggiamento cortese nei confronti di Renzo, e concedendogli addirittura la restituzione degli oggetti che gli erano stati sequestrati: il denaro e la lettera di Padre Cristoforo.

Riassunto capitolo 15 Promessi Sposi: Per la strada Renzo riesce ad attirare l’attenzione della gente e a fuggire

Una volta vestito e sceso in cucina assieme ai due poliziotti e al notaio criminale, Renzo viene ammanettato. Prima si divincola, poi finge di accettare quella che il notaio chiama «formalità» e di credere alle sue raccomandazioni, ma si mantiene diffidente. Ha infatti capito le vere intenzioni e pensa solo a trovare l’occasione propizia per salvarsi.

Una volta usciti in strada, mentre il funzionario continua a sussurrargli dietro le spalle «giudizio, giudizio!», Renzo si fa notare dai passanti che stanno diventando numerosi e quando le guardie gli stringono le manette, si mette a urlare che lo portano in prigione perché ha gridato «pane e giustizia».

La folla inferocita prende le sue parti e blocca loro il passaggio; i poliziotti si allontanano mescolandosi ai rivoltosi. Il notaio cerca di fare lo stesso, ma la cappa nera che indossa (e che lo identifica) gli impedisce di fuggire inosservato, finché, tra gli insulti e gli spintoni, riesce a scappare e a evitare il linciaggio.

Questo articolo è tratto dall’ebook “Guida ai Promessi Sposi” in vendita su
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