Promessi Sposi capitolo 16 Riassunto dettagliato, analisi e commento degli avvenimenti, luoghi e personaggi del celebre romanzo di Alessandro Manzoni
Promessi Sposi capitolo 16 Riassunto: Renzo fugge da Milano, diretto verso Bergamo, al paese del cugino Bortolo
Dopo che Renzo si è divincolato dalle grinfie degli sbirri, viene incitato dalla folla: «scappa, scappa, galantuomo: lì c’è un convento, ecco là una chiesa; di qui, di là». Nel darsela a gambe, tuttavia, Renzo non può fare a meno di riflettere e costruire le azioni del giorno prima, per capire come abbia potuto cacciarsi in tale guaio; i sospetti cadono sullo spadaio Ambrogio Fusella, così gentile da riuscire – lui solo! – a strappargli di bocca nome e cognome.
Intanto prepara un piano d’azione: occorre trovare il modo di uscire non soltanto da Milano, ma addirittura dal ducato e rifugiarsi a Bergamo, nel territorio della Repubblica di Venezia, dove il cugino Bortolo, più volte, lo ha invitato a raggiungerlo.
Renzo, dopo aver messo qualche isolato fra sé e le guardie, allenta il passo e studia la persona adatta e il modo meno compromettente di chiedere quale strada imboccare per uscire da Milano dalla parte giusta.
Renzo è diventato diffidente, seleziona gli interlocutori sulla base di giudizi fisionomici. Così vede «quel grassotto», che però a guardarlo in viso sembra un chiacchierone e un curioso; ne vede arrivare, verso di lui, un altro, ma con quegli «occhi fissi» e il «labbro fuori», Renzo ne deduce che sia poco sveglio; poi c’è «quel ragazzotto» che mostra «d’esser anche più malizioso». Finalmente vede un uomo che va di fretta: sicuramente ha le sue faccende da sbrigare e non ha tempo di fare chiacchiere e poi parla da sé e questo, per Renzo, è segno di sincerità.
Renzo lo ferma e gli chiede esplicitamente la strada da prendere per arrivare a Bergamo; l’uomo gli indica di passare per Porta Orientale; Renzo, frettolosamente, ringrazia e se ne va. L’uomo lo guarda allontanarsi e, mettendo in relazione la domanda fattagli e la «maniera di camminare», formula il suo giudizio su Renzo: «o n’ha fatta una, o qualcheduno la vuol fare a lui».
Ora Renzo può scappare, sapendo almeno da che parte indirizzare i suoi passi. A Porta Orientale, dominando a stento la voglia di prendere la corsa, se ne esce «con un andare così tra il viandante e uno che vada a spasso».
I problemi, tuttavia, non sono terminati. Infatti, nel Seicento, le strade non hanno indicazioni e non è certo semplice per Renzo indovinare quale porti a Bergamo senza contare che, nel suo nuovo stato di ricercato, è prudente ripiegare su viottoli e scorciatoie seminascoste.
Trovata un’osteria, Renzo entra: sa «schermirsi dalle domande» della vecchia curiosa, anzi, riesce a volgere a proprio vantaggio «la curiosità della vecchia, che gli domandava dove fosse incamminato», rispondendo di dover «andare in molti luoghi» e di voler «anche passare un momento da quel paese, piuttosto grosso, sulla strada di Bergamo, vicino al confine, però nello stato di Milano…»: «Gorgonzola» gli suggerisce la donna.
La brutta avventura all’osteria della Luna Piena ha insegnato al giovane a diffidare degli sconosciuti e a non parlare dei fatti suoi con il primo venuto.
Promessi Sposi capitolo 16 Riassunto: All’osteria di Gorgonzola, Renzo ascolta la relazione che un mercante di Milano dà degli avvenimenti del giorno 12 novembre. Renzo vi compare come uno dei capi del tumulto
Renzo giunge a Gorgonzola ed entra in un’osteria, non solo per rifocillarsi ma, soprattutto, al fine di scoprire il punto migliore per guadare il fiume Adda. Si trova, di nuovo, alle prese con un oste ficcanaso; dalla sua malevole curiosità il nostro Renzo si difende a fatica e tutti i suoi sforzi per avere qualche indicazione vanno a vuoto, non gli resta che prorompere nella maledizione contro gli osti: «maledetti gli osti!» «più ne conosco, peggio li trovo».
La diffidenza di Renzo per gli osti è un altro segno della sua nuova saggezza.
All’osteria arriva un nuovo avventore; si tratta di un mercante di stoffa, fornitore nientemeno che del vicario di provvisione; ha assistito, con grande paura, ai tumulti del giorno prima; ora ne descrive gli ultimi sviluppi che noi conosciamo, perché abbiamo seguito Renzo in fuga sino a Gorgonzola.
Renzo, che sembra indifferente, in realtà non perde una sillaba del discorso che ascolta: grande è la sua meraviglia a sentir parlare di sé in quei termini; le circostanze che sente raccontare sono talmente diverse da quelle da lui vissute, che ne rimane impressionato. Renzo agli occhi dei milanesi si è trasformato nel capo di una congiura organizzata da una lega di francesi e di simpatizzanti per Richelieu; si è salvato dalla cattura grazie ai complici che l’attendevano fuori dell’osteria ed è potuto scappare in virtù dei molteplici appoggi e rifugi disseminati per la città: ma prima o poi verrà catturato e finirà sulla forca.
Il mercante mostra sincera soddisfazione nel constatare che la forca attende i rivoltosi. E’ questa, una delle figure minori del romanzo, il cui ruolo si esaurisce in poche pagine nelle quali, tuttavia, il carattere è così ben evidenziato e rifinito nei particolari da renderlo per un certo tratto protagonista.
Il mercante è un abitudinario, che chiede all’oste «il mio letto solito… il mio solito boccone»; valuta i fatti solo in superficie, alla luce del proprio specifico interesse: così il vicario è una brava persona, secondo lui, perché puntuale nei pagamenti, mentre la folla affamata, che vede e osserva mentre saccheggia negozi e magazzini (il mercante teme per il suo) è paragonata a un «mucchio di sudiciume», immeritevole di pietà.
Renzo, ora, è sulle spine; salda rapidamente il conto, esce dall’osteria e s’incammina «a guida della Provvidenza», dice Alessandro Manzoni, lasciando intendere la disperazione e l’incertezza del suo animo.
Questo articolo è tratto dall’ebook “Guida ai Promessi Sposi” in vendita su | |