Promessi Sposi capitolo 36 Riassunto dettagliato, analisi e commento degli avvenimenti, luoghi e personaggi del celebre romanzo di Alessandro Manzoni
Promessi Sposi capitolo 36 Riassunto: La solenne predica di padre Felice ai guariti
Renzo si avvia alla cappella ottagonale che sorge al centro del lazzaretto. Lì si raccoglie il gruppo di convalescenti che lasciano il lazzaretto per la quarantena: in mezzo a loro padre Felice inizia una predica che cattura ben presto l’attenzione di Renzo.
Il Cappuccino innalza una preghiera a Dio, benedicendo la sua volontà qualunque essa sia: «…benedetto il Signore! Benedetto nella giustizia, benedetto nella misericordia! Benedetto nella morte, benedetto nella salute! Benedetto in questa scelta che ha voluto far di noi!».
Egli spiega che la salute, che Dio ha voluto accordare a coloro che lo stanno ascoltando, deve essere considerata un dono prezioso, per rivalutare la vita.
Esorta i convalescenti a proseguire la loro esistenza, testimoniando la grandezza di Dio, senza dimenticare i morti e i moribondi, ma pregando per loro, esercitando anche la carità e l’amore verso il prossimo.
Poi, messosi una corda intorno al collo, in segno di penitenza e di umiltà, chiede perdono di tutte le mancanze che lui e gli altri Capuccini hanno commesso nei confronti dei malati, durante il loro ministero. I convalescenti ne rimangono vivamente colpiti e comprendono il profondo sentimento di carità che anima i padri nel lazzaretto.
Anche Renzo piange di commozione a quelle parole.
Promessi Sposi capitolo 36 Riassunto: Renzo cerca Lucia. Lucia è viva e intende rispettare il voto
Seminascosto tra due capanne, Renzo scruta attentamente la processione che si avvia: di Lucia non c’è traccia; rimane solo da sperare di trovarla fra gli ammalati.
Renzo si dirige verso il settore delle donne; casualmente trova abbandonato per terra un campanello che i monatti usano legarsi alla caviglia per avvertire la gente del loro arrivo: pensa, così, di utilizzarlo per passare inosservato e cercare indisturbato, ma, mentre Renzo osserva delle malate nelle baracche, ecco che viene scambiato per un monatto da un commissario, che lo invita a portare il suo aiuto dove occorre, in un’altra parte del lazzaretto.
Mentre si ferma per toglierselo, nello spazio tra due capanne, sente la voce di Lucia: «Paura di che?… chi ci ha custodite finora, ci custodirà anche adesso». Dopo un istante di smarrimento, Renzo entra nella capanna e vede Lucia alzata accanto a un letto.
Tra i due si svolge un concitato colloquio, ma è in fin dei conti l’unico vero dialogo d’amore tra Renzo e Lucia, che, a differenza degli eroi d’amore della letteratura tradizionale, sono poco disposti alle effusioni sentimentali.
Lucia domanda ragione a Renzo della sua presenza e della sua mancata obbedienza all’invito di dimenticarla: «Ah Renzo! Perché siete voi qui?… ma Renzo! Renzo! Giacché sapevate… perché venire? Perché?» e Renzo risponde richiamandola all’antica promessa: «perché venire! Oh Lucia! Perché venire, mi dite? Dopo tante promesse! Non siam più noi? Non vi ricordate più? Che cosa ci mancava?».
Renzo ricorre a tutti gli argomenti che egli giudica possano riuscire ad abbattere la resistenza di natura religiosa di Lucia. All’argomento del voto («ma, Renzo! Renzo! Voi non pensate a quel che dite. Una promessa alla Madonna!… un voto!») egli ribatte che «son promesse che non contan nulla». Alla reazione scandalizzata di Lucia («oh Signore! Cosa dite? Dove siete stato in questo tempo? Con chi avete trattato? Come parlate?») replica dicendo che egli parla «da buon cristiano» («e della Madonna penso meglio io che voi») e propone audacemente di cambiare il voto alla Madonna con un’altra promessa («promettete che la prima figlia che avremo, le metteremo nome Maria»).
Poi Renzo introduce il tema di fra Cristoforo, dell’autorità del frate, della sua santità, respingendo l’obiezione di Lucia («ma se ha parlato così e perché lui non sa…»).
Propone poi il tema di don Rodrigo e l’esortazione di fra Cristoforo di pregare insieme per ottenere la salvezza del loro infelice persecutore e argomenta che il matrimonio compenserebbe il male commesso da don Rodrigo nell’impedire l’unione dei due giovani («ma come volete che stia nel mondo di là, il poverino, se di qua non s’accomoda questa cosa, se non è disfatto il male che ha fatto lui?»). E alla fine Renzo decide di rimettere la cosa al giudizio di fra Cristoforo («il padre Cristoforo m’ha detto che tornassi da lui a raccontargli se v’avevo trovata. Vo: lo sentiremo: quel che dirà lui…»).
Ma intanto Renzo durante il suo dibattito ha voluto anche assicurarsi sul reale stato d’animo di lei nei suoi confronti («ditemi almeno, ditemi: se non fosse questa ragione… sareste la stessa per me?»; «…se poi questa fosse una scusa; se è ch’io vi sia venuto in odio… ditemelo… parlate chiaro»), riuscendo così a ridurre la resistenza di Lucia.
Lucia è sconvolta dalla presenza e dalla sicurezza di Renzo. Il suo amore combattuto e assopito si ridesta: «oh Renzo! Cos’avete mai fatto? Ecco; cominciavo a sperare che… col tempo… mi sarei dimenticata… ».
Indirettamente Lucia confessa il suo persistente amore, pur sconfessandolo, e il suo desiderio inconsapevole di essere ancora in qualche modo ricordata da Renzo: «quando m’aveste fatto dire delle parole inutili, delle parole che mi farebbero male, delle parole che sarebbero forse peccati, sareste contento?… andate, per amor del cielo, e non pensate a me… se non quando pregherete il Signore».
Infine, l’insistenza con cui Lucia invita Renzo ad allontanarsi ( «ma per l’amor del cielo, per l’anima vostra, per l’anima mia, non venite più qui, a farmi del male, a tentarmi»); l’invocazione alla Vergine («o Vergine santissima, aiutatemi voi! Voi sapete che, dopo quella notte, un momento come questo non l’ho mai passato… ») e l’invocazione a Renzo: «per carità Renzo, per carità, per i vostri poveri morti, finitela, finitela; non mi fate morire… non sarebbe un buon momento», denunziano la tempesta che si è abbattuta nel cuore della povera Lucia.
Alla fine del colloquio, Renzo, vista la fermezza di Lucia, proclama la propria volontà di non mettersi il cuore in pace e conclude respingendo l’invito di Lucia ad andarsene e a non tornare («vo: ma pensate se non voglio tornare! Tornerei se fosse in capo al mondo, tornerei»).
Promessi Sposi capitolo 36 Riassunto: La mercantessa
Renzo se ne va in cerca di padre Cristoforo e finalmente Lucia può dar sfogo alle lacrime, confortata dalla sua compagna che, silenziosa per tutto il tempo in cui Renzo ha costruito le sue argomentazioni, ora può intervenire in aiuto della ragazza.
Questa donna è moglie di un ricco mercante di Milano, si è vista morire tutta la famiglia ed ella stessa ha contratto la peste, finendo al lazzaretto, nella capanna dove Lucia si stava pian piano riprendendo. Curata amorevolmente dalla ragazza, la mercantessa, in via di guarigione, si è affezionata molto a lei, la considera una sorella minore e vorrebbe tenerla sempre con sé.
Lucia non le ha mai parlato di Renzo, per quel senso di pudore che ben conosciamo: perciò la mercantessa ha assistito con grande stupore al battibecco fra i due promessi sposi e ora muore dalla voglia di conoscere gli antefatti, che Lucia le racconta con sollievo.
Promessi Sposi capitolo 36 Riassunto: Padre Cristoforo scioglie il voto di Lucia; rivolge ai due promessi una sorta di discorso nuziale e consegna loro il pane del perdono
Renzo, intanto, è ritornato da fra Cristoforo. Lo rivede intento a chiudere gli occhi a un moribondo, pregando per la sua anima. Gli riferisce sommariamente dell’”imbroglio” del voto e insieme si avviano da Lucia. Accertatosi dei motivi e delle condizioni del voto, il frate invita Lucia a chiederne a lui lo scioglimento: può darlo, spiega il frate, perché ella ha offerto a Dio «la volontà d’un altro», al quale si era già promessa. Lucia, vergognosa di manifestare così chiaramente l’amore mai sopito per Renzo, lo domanda.
Poi padre Cristoforo rivolge ai due promessi una sorta di discorso nuziale: li invita a guardare, alla loro vita in comune, alla luce dei loro doveri cristiani; di allevare i figli nel rispetto della legge di Dio, insistendo sul tema del perdono («dite loro che perdonino sempre, sempre! Tutto, tutto!»); li esorta a restare insieme, non dimenticando mai che la vera vita è destinata a realizzarsi dopo la morte, nell’eternità della salvezza dell’anima. Infine, consegna loro il pezzo del pane del perdono che gli è rimasto, ricevuto in dono dal fratello dell’uomo ucciso, a cui aveva chiesto perdono.
Padre Cristoforo lascia una sorte di testamento spirituale, che si condensa nella formula del perdono, nel rifiuto di ogni odio e rancore («dite loro che perdonino sempre, sempre! Tutto, tutto!»). Il pane del perdono rappresenta per il frate il simbolo della sua vita: il suo delitto, la sua conversione, la sua vita di espiazione.
Dopo questo, padre Cristoforo si preoccupa di sapere quale sarà la sorte di Lucia, una volta uscita dal lazzaretto. A lei provvederà la mercantessa: la riporterà da sua madre e le fornirà il corredo.
Promessi Sposi capitolo 36: Padre Cristoforo si congeda da Renzo e Lucia
Il padre si congeda dalle donne con parole semplici e nobili, di amore per il prossimo. Invita poi Renzo a fermarsi per la notte «nella sua baracca», ma Renzo, preso dalla «smania di andare», rifiuta.
Alto e intenso è il momento del congedo del frate dal giovane: «oh caro padre…! ci rivedremo, ci rivedremo?» – «lassù, spero – e con queste parole si staccò da Renzo»: il padre sa che anche la sua vita è giunta al termine e che ormai, non essendoci più bisogno di lui, la Provvidenza ha compiuto il suo disegno.
Infine, Renzo, smanioso di ritornare al paese per rintracciare Agnese, affronta il burrascoso temporale che si preannuncia imminente.