La propaganda dell’Italia fascista aveva lo scopo di entusiasmare le masse e ottenerne il consenso, influenzandone i costumi, la mentalità e le attività quotidiane.
Mezzi utilizzati dalla propaganda fascista
Le organizzazioni fasciste
Furono create organizzazioni in grado di coinvolgere gli italiani di tutte le età e di ogni categoria:
- Opera Nazionale Dopolavoro: si occupava del tempo libero dei lavoratori;
- Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI): stimolava e controllava le attività sportive, tenute in grande considerazione;
- Gruppi Universitari Fascisti (GUF);
- Opera Nazionale Balilla (ONB). A essa appartenevano i ragazzi fra gli 8 e i 14 anni (detti balilla) e quelli fra i 14 e i 18 anni (detti avanguardisti). I bambini e gli adolescenti in questo modo apprendevano la dottrina fascista e inquadrati in una società sempre più militarizzata, praticando esercitazioni, marce e parate militari;
- lo Stato fascista istituì le colonie al mare e in montagna per i più piccoli. I bambini nelle colonie erano addestrati e abituati alla vita militaresca: indossavano divise uguali; erano costretti a orari molto rigorosi e ad attività ginniche collettive per rafforzare il corpo;
- tra le associazioni che si occupavano delle donne, c’era l’Opera nazionale maternità e infanzia, che aveva come scopo «la protezione morale e l’assistenza materiale della madre e dei bambini», in particolare di quelli bisognosi e abbandonati.
I mezzi di comunicazione di massa al servizio della propaganda fascista
Le notizie dei giornali e della radio furono sottoposte a una rigorosa censura; i direttori di giornale non graditi al governo furono sostituiti.
Si proibì la divulgazione delle notizie non gradite mentre si segnalavano quelle da enfatizzare. Ben presto l’Italia apparve un Paese che aveva eliminato le rapine, gli assassinii, i furti e i suicidi; in cui non accadevano incidenti ferroviari e dove quelli stradali erano provocati solo da auto di marca straniera.
La radio intanto diffondeva i discorsi del duce pronunciati nelle piazze. Mussolini era un oratore abile, citava frasi celebri deformandole a proprio uso e consumo, inventava slogan, gesticolava e usava le espressioni del viso come fosse un attore consumato.
Anche il cinema fu ampiamente sfruttato a fini propagandistici: dal 1926 ogni gestore di sala cinematografica fu obbligato a proiettare i cinegiornali dell’Istituto Luce, casa di produzione cinematografica alle dirette dipendenze di Mussolini. I cinegiornali erano brevi documentari politici e di costume che precedavano la proiezione dei film nelle sale.
Altro strumento utilizzato furono le fotografie sui quotidiani. Mussolini utilizzò se stesso per la sua propaganda. Diffondeva l’immagine di un uomo che eccelleva in tutti gli soprt, di eroe sprezzante della fatica e del pericolo, affettuoso con gli amici, terribile con gli avversari.
La scuola al tempo di Mussolini
Nelle scuole elementari si introdusse il testo di Stato, un testo unico per tutte le scuole.
I docenti di ogni ordine e grado dovevano giurare fedeltà al regime e seguire il percorso programmato dallo Stato per l’educazione del cittadino.
Gli allievi invece erano educati ai valori dell’obbedienza, all’esaltazione della patria, alla negazione della libertà di pensiero.
Le parole della propaganda fascista
Il fascismo impose il suo marchio anche nel linguaggio. Per esempio impose l’uso del «voi» al posto del «lei» nella conversazione.
Tutti i nomi stranieri furono sostituiti con nomi italiani; per esempio: da flirt a “amoretto”; da cognac a “arzente”; penalty con “rigore”; goal con “rete”.
Inoltre diffuse molti slogan attraverso la radio e il cinema, o anche scrivendoli sui muri lungo le strade: «Mussolini ha sempre ragione», «Credere, obbedire, combattere», «Vincere e vinceremo».