Proserpina era la bellissima figlia di Cerere, la dea della terra e della fertilità.
Proserpina e Plutone
Insieme con alcune amiche, si recava spesso nei prati a cogliere fiori. Un giorno, però, presso le pendici dell’Etna in Sicilia, mentre ammirava la straordinaria bellezza di un narciso, comparve dinanzi a lei Plutone, il dio degli Inferi. Plutone voleva fare di Proserpina la sua sposa.
Ratto di Proserpina
Quindi la rapì afferrandola con le sue potenti braccia mentre questa si disperava e chiamava aiuto.
Cerere, madre di Proserpina, vagò per nove giorni e nove notti alla ricerca della figlia. Al decimo giorno il dio Sole le rivelò cosa era accaduto. Cerere fu colta dalla disperazione. Per il dolore, non si curò più della terra né della fertilità dei campi e, di conseguenza, vennero tempi di carestia e di morte.
Giove allora acconsentì a restituirle la figlia. Plutone però aveva fatto mangiare alla fanciulla un chicco di melograno, in modo che essa, avendo spartito il cibo dei morti, non potesse più tornare nel regno dei vivi.
Giove decise allora che per due terzi dell’anno Proserpina sarebbe rimasta con Cerere nel mondo dei vivi, ma dalla fine dell’autunno alla primavera di ogni anno sarebbe tornata nel regno dei morti come sposa di Plutone.
Questo mito racconta una vicenda di amore e di dolore, attraverso la quale è spiegato perché nel corso dell’anno si alternano le stagioni.
Appartiene alla tradizione greca che i Romani hanno, in seguito, fatta propria, modificando il nome dei personaggi ma lasciandone intatte le caratteristiche. Perciò Plutone è il greco Ade; Cerere la greca Demetra, Proserpina corrisponde a Persefone; Giove ovviamente a Zeus.
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