Protagora di Abdera è il primo e il più importante esponente della sofistica.
Protagora nasce ad Abdera nel 490 a.C – anno della battaglia di Maratona. Nella sua formazione il pensiero di Eraclito è influente. Diffonde il suo pensiero in varie città greche tanto che la sua fama è tanta e numerose volte si trattiene ad Atene, dove gode dell’amicizia di Pericle, ma, in seguito all’accusa di empietà, Protagora sarà costretto ad allontanarsi dalla città.
A Protagora vengono attribuiti Ragionamenti demolitori e le Antologie. Di altri scritti circa politica e religione rimangono pochi frammenti.
La tesi fondamentale di Protagora che sintetizza tutta la sofistica è «l’uomo misura di tutte le cose, di quelle cose che sono in quanto sono e di quelle che non sono in quanto non sono».
Il che sta a significare che l’uomo è il metro, il soggetto di giudizio della realtà o dell’irrealtà delle cose, del loro modo di essere e del loro significato.
Espressione del relativismo culturale, l’uomo misura di tutte le cose equivale ad affermare una forma di umanismo – l’uomo rimane soggetto del discorso o baricentro di giudizio- e di fenomismo – non abbiamo mai a che fare con la realtà che ci circonda ma solo con il fenomeno, ossia come essa appare a noi.
Sono state date varie interpretazioni della massima di Protagora, che possono essere sintetizzate così: l’uomo di Protagora è misura delle cose ai vari livelli della propria umanità, in primo luogo come singolo, poi come comunità o civilità, infine come specie.
Il relativismo espresso dalla filosofia di Protagora è stato negativamente interpretato da una parte della critica in quanto sinonimo di tutto è vero e, quindi, giustificazione di qualisiasi comportamento amorale, in quanto tutto sarebbe lecito. Al contrario, Protagora prevede un principio di scelta, basato sull’utile, inteso come il bene del singolo e della comunità.
E, quindi, la morale di Protagora diventa un abbozzo della concezione della responsabilità dell’uomo di fronte a se stesso e alla società.