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Pugile in riposo – analisi e descrizione

Pugile in riposo (anche detto Pugile a riposo e Pugilatore in riposo) è un capolavoro della statuaria ellenistica, conservato a Roma, al Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo, a pochi passi dalla Stazione Termini.

Si tratta di una statua greca in bronzo del IV secolo a.C., forse del grande scultore Lisippo. È uno dei pochi esemplari originali in bronzo rimasti intatti: la maggior parte delle statue greche bronzee sono andate distrutte e noi le conosciamo solo attraverso copie romane in marmo.

Per livello artistico e importanza, il Pugile in riposo è paragonabile ai celebri Bronzi di Riace.

Il ritrovamento

Il Pugile in riposo fu ritrovato nel 1885 sotto il Quirinale, nei pressi delle Terme di Costantino: per questo il Pugile a riposo è conosciuto anche come Pugile delle Terme o Pugile del Quirinale. Lo scopritore, l’archeologo Rodolfo Lanciani, capì che la statua era stata nascosta con la massima cura in modo da preservarla il meglio possibile dalle invasioni barbariche che devastarono Roma nel V secolo d.C. Infatti, era stata collocata su un capitello di pietra come sostegno e posta in una cavità poi riempita di terra finemente setacciata.

Il restauro ha permesso di capire che il metodo impiegato per realizzare quest’opera fu a cera persa, ma non fu fusa tutta insieme. Le singole parti (gambe, sesso, torso, braccia, guantoni e testa) furono fuse separatamente e successivamente saldate.

Pugile a riposo Analisi

La figura del pugile dal corpo muscoloso e spalle possenti viene mostrata in un momento di riposo dopo il combattimento (la roccia su cui siede il lottatore è però di fattura moderna). Le mani sono protette dai cesti (dal latino caestus), grossi e complessi guantoni introdotti nella pratica pugilistica dal IV secolo a.C.: le quattro dita sono infilate in un pesante anello costituito da tre fasce di cuoio tenute insieme da borchie in metallo.

Le numerose ferite sul corpo e sul volto sono state rese attraverso il ricorso al rame rosso e quelle al capo sono compatibili con le antiche tecniche del pugilato, in cui la testa era il bersaglio principale.

L’occhio destro del pugile è tumefatto; il naso è rotto. Le labbra e i capezzoli della statua sono di rame. Le labbra, segnate da cicatrici, sono scarnite e ritratte, il che ci suggerisce che abbia perso alcuni denti. Le orecchie sono gonfie per effetto dei colpi. Gocce di sangue scendono dalle ferite del volto sul braccio e sulla gamba destra.

La curatissima barba e la folta chioma a riccioli esprimono al meglio la dignitas del personaggio e la grande considerazione di cui godevano i pugili nel mondo greco.

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