Il canto 12 del Purgatorio è l’ultimo dei tre canti dedicati alla cornice dei superbi (vedi anche canto 10 e canto 11 del Purgatorio).
Di cosa parla Purgatorio canto 12?
La prima parte di Purgatorio canto 12 è occupata dalla descrizione degli esempi mitologici e biblici di superbia punita che Dante vede istoriati al suolo. Segue poi l’incontro di Dante e Virgilio con l’angelo dell’umiltà, che, con un colpo d’ala, cancella la prima delle sette P dalla fronte di Dante. Nella parte finale del canto Dante insiste sul fatto che sente più leggero e facile il salire, e Virgilio gli spega che ciò accade perché dalla sua fronte è scomparsa una delle sette P; quando poi tutte saranno scomparse, l’andare e il salire gli sembreranno ancora più piacevoli e naturali del fermarsi.
Purgatorio canto 12 riassunto
Esempi di superbia punita vv. 1-69
Lasciato Oderisi da Gubbio (vedi Purgatorio canto 11), Dante e Virgilio proseguono nel loro cammino. Virgilio invita Dante a volgere lo guardo verso il basso, dove ci sono bassorilievi scolpiti lungo la via che raffigurano esempi di superbia punita. Sono scene scolpite con grande arte. Si tratta di tredici episodi.
Il primo esempio di superbia punita è quello di Lucifero, che si ribellò a Dio e per questo venne precipitato dal cielo e si conficcò al centro della Terra che, nella cosmologia dantesca, coincide con il più profondo dei cerchi infernali.
Segue il gigante Briareo, che si ribellò a Giove e per questo venne fulminato. Poi, Apollo, Minerva e Marte che osservano i corpi dei Giganti sconfitti (la battaglia contro i Giganti è narrata sia nella Tebaide di Stazio sia nelle Metamorfosi di Ovidio).
Poi, seguono un alternarsi di esempi biblici e mitologici: Nembrot, il gigante biblico che costruì la Torre di Babele; Niobe, moglie del re di Tebe, che guarda affranta i cadaveri dei propri figli. L’episodio mitologico è narrato nelle Metamorfosi di Ovidio: Niobe si vantava dei suoi numerosi figli (sette maschi e sette femmine); per la sua superbia, la dea Latona glieli uccise tutti.
Saul, primo re d’Israele, insuperbito del potere che Dio gli aveva concesso, che si getta sulla propria spada per non cadere prigioniero dei Filistei. Aracne, altro personaggio del mito classico: era una tessitrice che osò sfidare Minerva nella sua arte, e per questo la dea le fece a pezzi la tela e poi la trasformò in ragno. Roboamo, re d’Israele, costretto a fuggire dalle tribù che gli si erano ribellate contro perché colpite da pesanti oneri fiscali.
Erifile, pur di ottenere una preziosa collana della dea Armonia, rivelò dove si nascondeva il marito, l’indovino Anfiarao, causandone la morte. Il figlio Alcmeone la uccise per vendicare il padre. Sennacherib, re di Assiria, mosse guerra contro Ezechia, deridendolo per la sua fede in Dio; un angelo allora sterminò gli Assiri e Sennacherib venne ucciso dai suoi figli dentro a un tempio. L’episodio è narrato nel Libro dei Re dell’Antico Testamento.
Ciro, re di Persia, decapitato da Tamiri, regina degli Sciti, perché lui ne aveva fatto uccidere il figlio. Oloferne, generale assiro, ucciso dell’ebrea Giuditta che, per difendere il suo popolo, di notte s’introdusse nella sua tenda e gli tagliò la testa. La serie degli esempi si conclude con la rappresentazione della superba città di Troia incendiata e distrutta dai Greci.
Dante conclude la descrizione con un’invettiva sarcastica contro i superbi «figliuoli d’Eva» (Adamo ed Eva sono i primi superbi e dalla loro colpa ebbe inizio l’infelicità della nostra specie).
L’angelo dell’umiltà vv. 70-99
Virgilio richiama l’attenzione di Dante, assorto ad ammirare i bassorilievi, perché un angelo vestito di bianco sta avanzando verso di loro con le braccia e le ali aperte. Invita gentilmente i due poeti a seguirlo e li conduce fino all’imboccatura del sentiero nella roccia; l’angelo batte le ali sulla fronte di Dante e cancella la prima delle sette P incise sulla fronte del Poeta, invitandolo a salire sulla cornice successiva.
Salita alla seconda cornice vv. 100-136
I due poeti riprendono quindi il cammino. Da dietro giunge una voce angelica che canta Beati pauperes spiritu! (Beati i poveri di spirito). Dante si sente improvvisamente più leggero; Virgilio gli spiega che l’angelo ha cancellato dalla sua fronte la prima delle sette P, quella riferita al peccato della superbia: procedendo nella salita egli si sentirà sempre più leggero. Dante, incredulo, si tocca la fronte per accertarsi del miracolo e Virgilio sorride di questo gesto infantile.