Nel canto 16 Purgatorio, Dante e Virgilio si trovano nella terza cornice. In questa cornice si trovano gli iracondi, coloro che in vita hanno ceduto con eccesso agli istinti dell’ira. Per contrappasso, come in vita essi si lasciarono vincere dai fumi dell’ira, ora sono immersi in un fumo denso e nero, che li soffoca e li acceca. Gli iracondi intonano le prime parole dell’Agnus Dei (Agnello di Dio). Fra gli iracondi, i due poeti incontrano lo spirito di Marco Lombardo, che affronta il tema del libero arbitrio e della responsabilità individuale; espone poi la teoria dei due Soli.
Canto 16 Purgatorio vv. 1-51 – Dante e Virgilio nella nube di fumo della terza cornice
I due poeti procedono al buio, come ciechi. Dante dice che la terza cornice è immersa in un’oscurità più fitta di quella infernale o di quella di una notte nuvolosa e senza stelle. Virgilio (simbolo della ragione che domina l’ira) offre a Dante la propria spalla, perché non si perda. Dante non vede gli spiriti, sente solo delle voci che cantano l’Agnus Dei (Agnello di Dio… che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi).
Le voci appartengono alle anime che, in questa terza cornice del Purgatorio, espiano il peccato dell’ira. Cantando l’Agnus Dei, esse invocano pace e misericordia, entrambe opposte all’ira, che sempre cerca guerra e vendetta.
Un’anima, accortasi della presenza dei due poeti, li interroga. Dante spiega che è ancora vivo e sta compiendo il suo viaggio per volontà di Dio. Il poeta chiede a sua volta notizie al penitente. È Marco Lombardo – risponde -, uomo di corte dell’Italia settentrionale. Si presenta come amante della virtù, che il presente sembra aver dimenticato.
Canto 16 Purgatorio vv. 52-84 Incontro con Marco Lombardo
Marco Lombardo è il personaggio protagonista del canto 16 del Purgatorio. Personaggio senza volto e quasi senza storia, si fa portavoce della dottrina morale e politica di Dante.
Dante lo ha prescelto a un tale compito forse perché in quest’uomo di corte del Duecento – di cui le testimonianze dei cronisti e dei novellatori rievocano la saggezza pratica, la lunga esperienza, il geloso spirito d’indipendenza, la fierezza e l’austerità nelle relazioni con i potenti protettori – ha intravisto un riflesso della sua vicenda personale di esule frequentatore delle corti, consigliere non servile e giudice non arrendevole.
Dante gli chiede di confermare se stanno seguendo la giusta direzione per l’accesso alla cornice seguente. Marco Lombardo conferma e chiede al poeta di pregare per lui quando sarà giunto in Paradiso.
Dante si impegna a fare ciò che Marco Lombardo gli chiede. Contemporaneamente, però, lo prega di aiutarlo a sciogliere un dubbio: a quale causa si deve attribuire l’attuale decadenza dei costumi. È l’influsso degli astri a indirizzare gli uomini al male, o è la loro libera volontà?
Gli uomini – risponde Marco Lombardo – attribuiscono la ragione delle cose unicamente agli influssi celesti. Ma se fosse realmente così, non esisterebbe il libero arbitrio, cioè la facoltà di scegliere concessa da Dio agli uomini, e non avrebbe senso ricevere in premio la felicità per il bene compiuto e la dannazione per il male. Perciò, l’attuale corruzione dei costumi dipende dall’uomo e non dall’influsso degli astri.
Canto 16 Purgatorio vv. 85-145 – La teoria dei due Soli
Se il mondo attuale è degenerato, dunque, è a causa degli uomini e Marco lo dimostra a Dante attraverso la spiegazione dell’anima, che nasce dall’amore di Dio e tende naturalmente al bene. L’anima viene creata da Dio come ingenua e innocente come una fanciulla ignara del male, ma che si lascia ingannare da false apparenze di bene che deviano le sue buone intenzioni.
Di qui la necessità delle leggi e dell’autorità, rappresentata dal papa e dall’imperatore, che dovrebbero collaborare nelle rispettive sfere per il bene dell’umanità: «due Soli» che ne illuminano il cammino. Ma ora i due Soli, sempre in aspro contrasto, si sono spenti a vicenda per sete di potere, e per questo la cristianità è traviata: ne ha colpa in particolare il papa che pretende di unire la spada con il pastorale. La spada è il simbolo del potere imperiale, mentre il pastorale, il bastone ricurvo dei vescovi, simboleggia il potere spirituale. Riuniti nelle mani di una sola autorità, i due poteri non si temono più a vicenda perché nessuno dei due fa da freno all’altro.
A conferma di quanto appena detto, Marco Lombardo introduce l’esempio della decadenza morale e civile della Lombardia: prima che avessero inizio i contrasti tra l’imperatore Federico II e la Chiesa (da cui si può far datare la decadenza dell’impero e la lamentata confusione dei due poteri), regnavano valore e cortesia, ora può tranquillamente passare di lì ogni malvagio, certo di non incontrare alcun uomo virtuoso.
Tuttavia – prosegue – Marco Lombardo – vi sono ancora tre uomini valenti e cortesi, ma sono della vecchia generazione e sembra che, con la loro sola presenza, diano maggior risalto alla decadenza e alla vergogna della generazione presente; perciò essi desiderano ardentemente che Dio li richiami presto a miglior vita. Essi sono Corrado da Palazzo, Guido da Castello e il buon Gherardo.
Alla domanda di Dante, che chiede maggiori notizie di quest’ultimo, l’anima si interrompe, dicendosi stupita che Dante non ne abbia mai sentito parlare.
Dante e Virgilio sono ormai giunti al limite della terza cornice e Marco deve tornare indietro perché oltre gli iracondi non possono andare.