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Canto 2 Purgatorio riassunto e commento

Eccoci al Canto 2 del Purgatorio della Divina Commedia di Dante. Il secondo canto del Purgatorio si apre ancora nell’Antipurgatorio, dove devono sostare le anime dei penitenti non ancora ammessi a scontare le pene nelle 7 cornici.

Quel che segue è il riassunto e il commento del canto 2 del Purgatorio.

Di cosa parla il canto 2 Purgatorio?

Questi gli argomenti del canto II del Purgatorio:

  • L’angelo nocchiero (vv. 1-51)
  • Le anime penitenti (vv. 52-75)
  • Casella (vv. 76-117)
  • Rimprovero di Catone Uticense e fuga delle anime (vv. 118-133)

Canto 2 Purgatorio riassunto

Canto 2 Purgatorio: L’angelo nocchiero (vv. 1-51)

È l’alba e Dante e Virgilio sostano, incerti del cammino, sulla spiaggia deserta alla base del monte del Purgatorio. Dante nota un’intensa luminosità sul mare e si volge verso Virgilio per chiedergli spiegazioni, ma quando si rigira vede ancor più nitidamente una grande luce rossa, con ai lati e al di sotto tre luci bianche, che si riveleranno poi le ali e le vesti dell’angelo nocchiero, colui che trasporta le anime dalla foce del Tevere fino all’isola del Purgatorio.

L’angelo si sta avvicinando molto velocemente su una barca così leggera che scivola sul mare non per forza di vele o remi, ma con la sola forza delle ali dell’angelo, tese verso il cielo, senza che il vento muova le loro penne.

Virgilio invita Dante a inginocchiarsi in atto di riverenza verso l’angelo, ponendo le mani giunte in preghiera.

Le anime giungono sulla spiaggia intonando all’unisono il Salmo 113, “In exitu Israel de Aegypto” (“Nell’uscita di Israele dall’Egitto”), che allude alla liberazione del popolo d’Israele dalla schiavitù d’Egitto narrata nel libro dell’Esodo: in senso allegorico, questo sta a significare che ora essi stanno per iniziare il loro cammino di purificazione, che li libererà definitivamente dal peccato.

Poi l’angelo benedice, facendo il segno della croce, i cento e più spiriti che sono a bordo; essi sbarcano e si fermano incerti sulla spiaggia, mentre la navicella s’allontana rapida in direzione della foce del Tevere.

Purgatorio Canto 2: Le anime penitenti (vv. 52-75)

Il sole è ormai sorto. Le anime appaiono disorientate sul cammino da percorrere, proprio come Dante e Virgilio. Chiedono indicazioni ai due poeti ma neanche loro conoscono il luogo. Virgilio precisa che essi giungono dall’Inferno, una via talmente «aspra e forte» (nota: «aspra e forte» sono i due aggettivi che Dante ha già usato nel Canto 1 dell’Inferno per descrivere la selva oscura) che la salita della montagna del Purgatorio sembrerà un gioco.

Accortesi che Dante è ancora vivo, le anime si affollano intorno a lui stupite e impaurite, quasi dimenticandosi del perché esse siano lì.

Secondo canto Purgatorio: Casella (vv. 76-117)

Tra le anime che si affollano intorno a Dante, una di esse gli si avvicina per abbracciarlo in segno di amicizia. Anche Dante tenta di abbracciarlo per ben tre volte, ma non vi riesce: le anime, infatti, non hanno consistenza corporea.

Dante riconosce in quest’anima Casella, musico e cantore fiorentino, amico di Dante, morto qualche mese prima. Dante gli chiede come mai egli sia giunto solo ora sulla spiaggia del Purgatorio. Casella spiega che, sebbene sia morto da tre mesi, è stato raccolto dall’angelo nocchiero alla foce del Tevere solo ora, perché è l’angelo a stabilire, tra le anime convenute alla foce del Tevere, chi e quando deve salire sulla barca e tale decisione riflette la volontà di Dio.

Dante lo prega di cantare per lui, come faceva una volta a sollievo dell’animo e del corpo stanchi. Casella intona Amor che ne la mente mi ragiona (è il primo verso della celebre canzone di Dante che apre il III libro del Convivio). Dante, Virgilio e le altre anime rimangono rapite dalla bellezza di quel canto.

Canto 2 Purgatorio: Rimprovero di Catone Uticense e fuga delle anime (vv. 118-133)

Sono tutti concentrati e attenti a quelle note, quando sopraggiunge Catone (Catone Uticense), il custode del Purgatorio. Catone rimprovera le anime con parole irose per essersi soffermate ad ascoltare la bella musica invece di correre al monte per iniziare il percorso di purificazione.

Quella di Catone è la voce della coscienza, che insorge incalzante contro ogni indugio, severa e implacabile.

Le anime si disperdono in una fuga disordinata, come quando i colombi, che stanno beccando tranquillamente il loro pasto, sono spaventati da qualcosa e volano via impauriti; le anime si incamminano in direzione della montagna e i due poeti ripartono subito dopo.

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