Putsch di Monaco 8-9 novembre 1923: è il colpo di Stato (putsch in tedesco) tentato – senza successo – a Monaco di Baviera, per abbattere il governo della Repubblica di Weimar. Fu guidato da Hitler e Ludendorff. Hitler, arrestato, resterà in prigione per nove mesi, durante i quali scriverà Mein kampf.
Come si arrivò al Putsch di Monaco?
Il trattato di pace di Versailles (1919), al termine della Prima guerra mondiale, aveva imposto durissime condizioni alla Germania, generando nei tedeschi rabbia e frustrazione. La miseria e la disoccupazione dilagavano e con esse le proteste delle forze di estrema sinistra e delle formazioni nazionaliste che accusavano la neonata Repubblica di Weimar di aver tradito gli interessi tedeschi.
Tra queste forze si distinse il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP), il cui leader era Adolf Hitler. Forte del consenso che sembrava avere tra la popolazione, organizzò un colpo di Stato (putsch) nella città di Monaco. L’azione venne però organizzata in modo approssimativo e fu sgominata in poche ore dall’esercito.
Il putsch di Monaco che conseguenze ebbe?
Hitler e gli altri responsabili vennero arrestati e il Partito venne sciolto.
Hitler fu condannato a cinque anni di prigione, ma rimase in carcere per pochi mesi. La sua azione venne punita perché esplicitamente illegale, ma furono molte le persone, giudici compresi, che la guardarono con benevolenza, condividendone gli obiettivi.
In carcere egli scrisse un libro-manifesto col suo programma politico Mein kampf (“La mia battaglia”).
Quando tornò in libertà venne accolto come un eroe dai suoi seguaci, che avevano tenuto in vita clandestinamente l’organizzazione del partito.
Pur essendo fallito un primo tentativo di presa del potere con la forza, era chiaro che moltissimi tedeschi si avvicinavano sempre di più alle idee di Hitler.