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Quel ramo del lago di Como riassunto e descrizione

Quel ramo del lago di Como è il celebre incipit (rr. 1-50) de I Promessi Sposi.

Dopo l’Introduzione, in cui il narratore mette in scena lo stratagemma del ritrovamento del manoscritto, il primo capitolo dei Promessi Sposi inizia con la descrizione del paesaggio del lago di Como, nei dintorni di Lecco, dove prende avvio il racconto.

Il lago di Como nel suo insieme ha l’aspetto di una Y capovolta. Al termine del braccio che si dirige a sud-ovest c’è Como, all’estremità dell’altro è situata la città di Lecco. Le località che Alessandro Manzoni ha scelto per ambientarvi il romanzo appartengono a quest’ultimo. Si tratta di luoghi che l’autore conosceva molto bene per avervi trascorso buona parte dell’infanzia e dell’adoloscenza.

 

Quel ramo del lago di Como: il contesto ambientale

Il romanzo si apre con una particolareggiata descrizione dei luoghi in cui ha inizio la storia.

Siamo lungo il ramo meridionale del lago di Como dominato dalle Alpi Orobiche, fra cui spiccano per la loro forma caratteristica le cime del monte Resegone.

Il centro principale del territorio è il borgo di Lecco, sede di una fortezza e di una guarnigione spagnola (all’epoca la Lombardia era governata dal Regno di Spagna). La presenza degli spagnoli spesso per gli abitanti del luogo è motivo di oppressione, di angherie e di soprusi.

Tutta la zona è solcata da strade e stradicciole da cui lo sguardo si spinge sull’ampio panorama del lago e delle montagne.

 

Quel ramo del lago di Como parafrasi (rr. 1-50)

Quel braccio (ramo) in cui si divide il lago di Como e si stende (volge) verso sud in mezzo a due catene di monti che non si interrompono, scorre formando insenature e golfi, a seconda che i monti stessi avanzino o rientrino; il lago improvvisamente si restringe e assume l’aspetto di un fiume, chiuso a destra da un promontorio e a sinistra da un tratto di costa alto e accidentato (costiera).

Il ponte che unisce le due sponde fa sì che sia ancora più evidente tale trasformazione e stabilisce il luogo preciso in cui il lago si restringe e diventa il fiume Adda, mentre assume nuovamente l’aspetto di un lago più avanti dove le sponde si distanziano in modo che l’alveo si ampli (distendersi) e la corrente sia meno impetuosa (rallentarsi) così da formare altri golfi e insenature.

Il tratto di costa (costiera), formato dai detriti fluviali di tre grandi fiumi, digrada (scende) tra due monti vicini. Il primo è chiamato San Martino e il secondo, con un’espressione (voce) del dialetto lombardo, Resegone a causa della sua cresta formata da un susseguirsi di cime che lo fanno assomigliare davvero (in vero) a una sega: tant’è che non c’è nessuno che vedendolo per la prima volta, per esempio trovandosi su quel tratto di mura di Milano che sono volte a settentrione, non lo distingua immediatamente (tosto), grazie alla forma particolare (tal contrassegno), in quella lunga e massiccia serie di rilievi e cime montane (giogaia), da tutti gli altri monti chiamati con nomi poco noti e di aspetto meno singolare.

Per un lungo tratto, la costa sale con una pendenza (pendio) graduale (lento) e uniforme; a un tratto però si diversifica (si rompe) alternando piccole alture (poggi) e vallate profonde, salite ripide (erte) e tratti pianeggianti (ispianate), a seconda della conformazione (ossatura) dei due monti e all’erosione (lavoro) operata dall’acqua.

La parte (lembo) più vicina alla riva (estremo), solcata dai torrenti che confluiscono nel lago, è formato da ghiaia e grossi ciottoli; la parte superiore è invece costituita da campi coltivati e vigne, disseminata di paesi (terre), di villaggi (ville) e cascine isolate (casali); altre zone sono ricoperte da boschi che salgono su per la montagna.

Tra quei villaggi, il più importante è Lecco, da cui prende il nome la regione circostante; si trova a poca distanza dal ponte, lungo la sponda del lago, anzi in parte viene sommerso quando il lago è in piena: al giorno d’oggi (al tempo di Manzoni) è un grosso borgo e sta diventando una città.

Al tempo in cui sono avvenuti i fatti che ci accingiamo (prendiamo) a narrare, quel borgo di Lecco, già abbastanza importante (considerabile), era anche la sede di una fortezza militare (castello) e aveva dunque l’onore di ospitare un comandante e godeva il vantaggio di detenere una guarnigione di soldati spagnoli in pianta stabile.

Questi insegnavano il pudore (modestia) alle giovani e alle signore del paese; davano pacche sulle spalle ogni tanto a qualche marito e a qualche padre; alla fine dell’estate, poi, essi non mancavano mai di sparpagliarsi (spandersi) nelle vigne, per sfoltire le viti dai grappoli e in tal modo sollevare i contadini dalla fatica della vendemmia.

Da uno di quei paesi (terre) all’altro, dai rilievi alle sponde, da un colle all’altro, correvano e corrono tuttora (tuttavia) strade e stradine, più o meno ripide o pianeggianti.

Queste strade sono a volte affossate (affondate) e strette tra due muri dall’interno dei quali (donde), se si solleva lo sguardo, non si riesce a scorgere (iscoprite) se non un brandello di cielo e la vetta di qualche monte.

Quando le strade corrono in zone più elevate (terrapieni aperti), lo sguardo (vista) spazia per vedute (prospetti) più o meno ampie ma sempre ricche di nuovi dettagli a seconda che i diversi punti di vista (punti) permettano una visione più o meno ampia del panorama circostante e a seconda che uno o un altro particolare (parte) si mostra in posizione dominante (campeggia) o in secondo piano (si scorcia), appare o scompare di volta in volta (a vicenda).

Da un punto si gode uno scorcio (pezzo), da un altro punto uno scorcio diverso, da un altro ancora si gode un ampio (lunga) panorama (distesa) di quell’esteso e variegato (variato) specchio d’acqua.

Dall’altra parte settentrionale (di qua) è un lago, stretto alle due estremità e quasi inghiottito (smarrito) da catene di monti che si intersecano (andirivieni di montagne) mentre poi (di mano in mano) assume più vaste dimensioni (allargato) tra altri monti che distintamente (a uno a uno) appaiono allo sguardo (si spiegano) e la cui immagine è riflessa capovolta dalle acque, insieme ai piccoli paesi disseminati sulle rive.

Dalla parte meridionale (di là) assume l’aspetto di un braccio di fiume, poi quello di lago e poi di nuovo di fiume che si perde in un percorso sinuoso (serpeggiamento) che brilla sotto il sole (lucido) sempre (pur) circondato da monti che piano piano digradano e spariscono quasi dalla vista all’orizzonte.

Lo stesso punto da cui vi godete tali spettacolari panoraami costituisce a sua volta un’attrazione da ogni parte: il monte di cui percorrete le pendici (falde) con lo sguardo, innalza intorno le sue vette e i suoi dirupi (balze) in forme nette (distinte), ben visibili (rilevate) che cambiano a ogni momento: quanto prima pareva un unico massiccio (sol giogo) adesso si estende e si amplia in numerose cime; quanto vi appariva poco prima sulla costa adesso appare in vetta: infine l’aspetto piacevole (ameno) e familiare (domestico) di quei pendii rende meno aspra (tempera) la natura selvaggia e abbellisce (orna) ulteriormente (vie più) il resto di quel magnifico paesaggio (vedute).

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