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Questione palestinese: che cos’è, perché nasce – sintesi

La questione palestinese ha origini lontane. Risale infatti alla fine del 1800, quando in Europa nacque il movimento sionista e alcuni ebrei, spinti dal desiderio di ricongiungersi alla loro terra d’origine, dalla quale erano stati allontanati addirittura nel I secolo d.C., si insediarono in Palestina, territorio ormai abitato da secoli dagli arabi.

Nel 1917, alla fine della Prima guerra mondiale, la regione palestinese divenne un “protettorato” della Gran Bretagna, che decise di appoggiare il movimento sionista. Molti ebrei cominciarono allora a trasferirsi in Palestina come coloni, acquistando terre dai proprietari arabi.

La convivenza tra arabi ed ebrei si rivelò sin da subito molto difficile, sia per le forti differenze culturali sia per ragioni di ordine economico.

Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, nel 1948, l’ONU divise la Palestina in due Stati sovrani (uno ebraico e uno arabo) e sancì ufficialmente la nascita dello Stato d’Israele, per dare una patria agli ebrei sopravvissuti alla shoah, nei luoghi da dove nel 70 d.C. erano stati cacciati dai Romani.

Gli arabi non accettarono questa intrusione e non riconobbero lo Stato d’Israele. Iniziò quindi la “questione palestinese”, cioè la contrapposizione tra israeliani e palestinesi e tra Israele e le nazioni arabe (in paricolare Siria, Egitto, Libano e Giordania).

Questo fu l’inizio di una lunga serie di guerre (le guerre arabo-israeliane) e dello stato di perenne belligeranza che perdura tuttora.

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