Il Realismo si afferma nella seconda metà dell’Ottocento. Assume il nome di Positivismo in filosofia, Naturalismo nella letteratura francese e Verismo nella letteratura italiana. Il suo declino, invece, è databile intorno al 1880, quando si profilò una nuova corrente letteraria chiamata Decadentismo.
Realismo letteratura
Con l’avvento del Realismo l’uomo smette di essere considerato un essere privilegiato dotato di spirito, di autocoscienza e libero arbitrio, dominatore della natura e della storia. È invece ritenuto una creatura come tutte le altre, sottoposta, come dice Hippolyte Taine (1828-1893), agli stessi condizionamenti dell’ereditarietà, dell’ambiente, del momento storico.
La letteratura deve perciò essere, come la scienza, realistica; deve abbandonare cioè il suggestivo, il sentimentale e il fantastico, e attenersi al positivo, al concreto, a ciò che è oggettivo, realistico e tangibile.
Perciò gli scrittori realisti, definiti “naturalisti” in Francia e “veristi” in Italia, nelle loro opere letterarie hanno come argomento la realtà umana e sociale (anche quella più umile, penosa e sgradevole), rappresentata con rigore scientifico, in modo cioè del tutto oggettivo, distaccato.
A supportare l’idea dell’uomo come oggetto di studio c’erano anche gli studi di Charles Darwin che in quegli anni affermava, tra lo scandalo generale, che l’essere umano è anch’esso un animale, il risultato dell’evoluzione di un mammifero simile alla scimmia.
Realismo in Letteratura caratteristiche
L’altro principio del Realismo letterario è l’impersonalità dell’arte: i realisti devono ritrarre il vero in modo distaccato, freddo, impersonale, analogo a quello con cui gli scienziati descrivono un fenomeno della natura. L’opera d’arte – disse Giovanni Verga – deve dare l’impressione di essersi fatta da sé.
Bisogna però dire che i veristi italiani intesero diversamente dai naturalisti francesi il principio dell’impersonalità. I naturalisti francesi infatti lo esasperarono, fino a ridurre l’opera d’arte a una rappresentazione fotografica e scientifica della realtà. I veristi italiani, invece, lo attenuarono, intendendolo sostanzialmente come un freno al soggettivismo straripante dello scrittore, che rimane sempre latente e l’opera realista reca sempre in sé l’impronta dell’artista, la sua personale visione del mondo.
Il Realismo letterario abbandonò anzittutto il romanzo storico, che lasciava tanta parte alla fantasia e alla manipolazione arbitraria dello scrittore e si rivolse al romanzo sociale, inteso a rappresentare obiettivamente personaggi, caratteri e costumi della società.
Inoltre vennero esclusi i lirismi, le rievocazioni autobiografiche, i commenti dello scrittore, così insistenti e stucchevoli nella letteratura del Romanticismo.
Si inserirono inoltre: la descrizione particolareggiata dei paesaggi, dei personaggi e degli ambienti; i frequenti monologhi e dialoghi, che conferiscono alla narrazione un andamento rapido e serrato; il linguaggio semplice e popolare, aderente al carattere dei personaggi e alle situazioni, con il frequente uso di costrutti e termini dialettali.
Realismo francese
In Francia il Realismo ebbe il suo precursore in Honoré de Balzac (1799-1850), autore di una lunga serie di romanzi che vanno sotto il titolo originale di Commedia umana.
Fra gli scrittori più significativi del realismo francese ricordiamo: Gustave Flaubert (1821-1880), Émile Zola (1840-1902), Alphonse Daudet (1840-1897), Guy de Maupassant (1850-1893) e i fratelli Edmont (1822-1896) e Jules de Goncourt (1830-1870).
Il Realismo francese, o meglio il Naturalismo, ebbe carattere sociale e polemico, di denuncia dei mali e delle ingiustizie sociali.
Realismo italiano
In Italia sorse il movimento culturale e letterario del Verismo. Se il centro di diffusione del Verismo fu Milano, dove più forti erano i contrasti sociali, i suoi maggiori rappresentanti furono meridionali, perché era nel Sud che si riscontravano in maniera più macroscopica quelle condizioni di arretratezza e di degrado che i veristi intendevano denunciare.
Se il teorico del Verismo fu Luigi Capuana (1839-1915), il caposcuola fu considerato Giovanni Verga (1840-1922).
Qui di seguito ricordiamo altri scrittori veristi: Matilde Serao, Federico De Roberto, Grazia Deledda, Federigo Tozzi, Antonio Fogazzaro.
Ti potrebbe interessare anche:
Naturalismo e Verismo differenze e analogie
Positivismo riassunto: filosofia e letteratura
Il Realismo in arte: caratteristiche e pittori