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La Repubblica Napoletana del 1799

La Repubblica Napoletana del 1799, anche detta Repubblica Partenopea, nacque sull’onda della Rivoluzione francese. Durò poco più di cinque mesi e finì nel sangue.

In questo articolo, percorriamo gli avvenimenti più importanti, dall’entrata di Championnet alla riconquista sanfedista e borbonica del regno.

La Repubblica Napoletana fu proclamata il 21 gennaio del 1799, giorno in cui, grazie alle truppe francesi e ai giacobini napoletani, il re Ferdinando IV di Borbone fu dichiarato decaduto e fu proclamata la Repubblica. Due giorni dopo, il 23 gennaio, il generale francese Jean Etienne Championnet entrò in città e dopo aspri combattimenti contro la plebe napoletana fedele alla monarchia (i cosiddetti “lazzaroni”), riconobbe la neonata Repubblica Napoletana.

Si trattò di un’esperienza assai breve, dato che, quella Napoletana, come le altre Repubbliche sorelle, era in realtà assoggettata alla Francia. Capitolò dopo appena sei mesi di governo, quando il cardinale Fabrizio Ruffo, a capo dell’Armata della Santa Sede (le cosiddette “truppe sanfediste”, formate da soldati fedeli alla monarchia, contadini e briganti) e supportato dall’artiglieria inglese, entrò a Napoli il 13 giugno del 1799. I repubblicani cercarono di resistere con una violenta battaglia, ma l’8 luglio del 1799 la Repubblica fu dichiarata decaduta, con il ritorno del re Ferdinando IV di Borbone.

Ferdinando scatenò una durissima repressione: molti patrioti furono giustiziati dopo processi sommari. Tra essi ricordiamo: il filosofo e giurista Mario Pagano, il giornalista Vincenzo Russo, il medico Domenico Cirillo, l’ecclesiastico Francesco Conforti, il principe napoletano Gennaro Serra, la letterata Eleonora Fonseca Pimentel.

Per quali motivi cadde la Repubblica napoletana?

Tra le cause del fallimento della Repubblica Napoletana vi è senza dubbio la mancanza dell’appoggio popolare. Sicuramente le idee germogliate dalla Rivoluzione francese (libertà, democrazia, uguaglianza) erano state comprese e assimilate da poche persone, per di più intellettuali che avevano aderito alle idee illuministe, mentre le classi più povere, soprattutto i contadini, fedeli alla Chiesa e ai vecchi governanti, non solo non li avevano capiti, ma guardavano con diffidenza e grande ostilità i sostenitori di tali principi democratici, in massima parte lontani dal popolo, che disprezzava. I contadini, poi, che vedevano nei francesi gli invasori e i nemici della religione, non vedevano alcun vantaggio immediato per le loro durissime condizioni ad opera del nuovo regime repubblicano.

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