La Riforma Gentile è la prima grande riforma della scuola a opera del Ministro dell’Istruzione Giovanni Gentile che divenne effettiva nel 1923.
Se da una parte riorganizzò il sistema scolastico, dall’altra lo rese di fatto più elitario. Distinse infatti tra preparazione liceale destinata ai ceti abbienti e istruzione tecnica e professionale, riservata ai figli della piccola borghesia.
Al liceo classico venne affiancato il liceo scientifico, entrambi della durata di cinque anni. Il liceo classico garantiva l’accesso a tutte le facoltà universitarie, mentre il liceo scientifico dava l’accesso solo a quelle tecnico-scientifiche.
Di fatto, la riforma Gentile 1923 attribuiva il primato alla scuola classica, ritenuta la sola in grado di garantire la preparazione ai compiti di governo e delle classi medie e dirigenti. Questo primato penalizzava quindi la cultura scientifica: il contrario di ciò che accadeva alla società che stava diventando sempre più tecnica e industriale.
Venne poi introdotto l’istituto magistrale della durata di quattro anni, più eventualmente altri tre anni per prepararsi a svolgere la professione di maestri con successsivo accesso alla facoltà di Magistero.
Estese poi l’obbligo scolastico fino al 14° anno di età e introdusse l’obbligo di istruzione religiosa nella scuola elementare, esteso poi a tutti gli ordini di scuola in seguito al Concordato del 1929.
Le modifiche della Riforma Gentile durante il periodo fascista
In poco tempo però la Riforma scolastica di Gentile risultò non funzionale, perché non idonea ai bisogni populistici del governo di Mussolini; separava il mondo della scuola da quello del lavoro e della scienza; non rispondeva ai bisogni formativi di una società che diventava sempre più di massa.
Il governo fascista introdusse quindi delle modifiche alla riforma Gentile istituendo la scuola media triennale unica (legge Bottai, 1938) che si inseriva tra la scuola elementare e la scuola secondaria superiore. Per accedervi era necessario superare un esame di ammissione. Chi non era ammesso poteva abbandonare gli studi o frequentare una scuola di avviamento al lavoro, per consentire ai ceti popolari una formazione spendibile nel mercato del lavoro.
Il diritto-dovere dell’istruzione introdotto dalla Costituzione italiana
Nel 1946 la Costituzione della Repubblica italiana introdusse il diritto-dovere all’istruzione per la durata di otto anni (scuola elementare e media), oltre a sottolineare l’impegno dello Stato a rimuovere tutti gli ostacoli di ordine economico e sociale al proseguimento degli studi.
Nasce la scuola media
Nel 1962 il Parlamento approvò la riforma della scuola media: la scuola di avviamento fu soppressa e si costituì una scuola media unica.
Libero accesso all’università
Negli anni Sessanta del Novecento la popolazione scolastica crebbe in modo imponente, anche nella scuola superiore. E così alla fine del decennio venne liberalizzato l’accesso all’università, per cui ci si poteva iscrivere a qualunque facoltà, qualunque fosse l’indirizzo di scuola superiore frequentato.
Da allora, sono state introdotte numerose piccole riforme e innovazioni.
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