Il Rinascimento è quel vasto movimento culturale che, sviluppatosi durante l’intero arco del Cinquecento, porta alla piena maturazione e alla massima diffusione gli ideali di vita e di pensiero dell’Umanesimo.
Durante il Rinascimento pittori, scultori, letterati, poeti, animati dalla ricerca della bellezza e dell’armonia, creano opere di rara e straordinaria grandezza.
Tipica caratteristica del Rinascimento è, infatti, l’aspirazione alla perfezione. Di qui la ricerca della perfezione dello stile in arte, in letteratura, ma anche in ogni aspetto e manifestazone della vita.
I centri della cultura rinascimentale
Presso le corti di Milano, Ferrara, Mantova, Urbino, Firenze, Roma, Napoli operano i più celebri intellettuali e artisti del Rinascimento italiano.
A Firenze, presso la corte di Lorenzo dei Medici, prestano servizio uno stuolo di poeti, pittori, scultori e architetti tra cui Angelo Poliziano, Luigi Pulci, Filippo Brunelleschi, Leon Battista Alberti, Masaccio, Botticelli, il Ghirlandaio, Ghiberti, Donatello.
A Milano l’eclettico Leonardo da Vinci svoge per conto di Ludovico il Moro funzioni di ingegnere oltre che di pittore.
Nella Roma dei papi lavorano alla ricostruzione della Basilica di San Pietro architetti quali l’Alberti, il Bramante e Michelangelo. Decorano gli interni dei palazzi vaticani pittori quali Luca Signorelli, Sandro Botticelli, il Ghirlandaio, Pinturicchio, Raffaello e Michelangelo.
Intensa è anche l’attività artistica delle città-Stato, come la Repubblica di Venezia, dove lavorano pittori del calibro di Giovanni Gentile.
La corte papale mantiene un ruolo guida pure in campo musicale. I più celebri musicisti, cantori e strumentisti del tempo sono impiegati non solo nelle solennità liturgiche, ma anche negli intrattenimenti privati mondani.
Anche le corti di Mantova e Ferrara, grazie al patronato di Isabella d’Este e Lucrezia Borgia, donne tra le più colte e raffinate dell’epoca, svolgono un ruolo preminente in campo musicale, e diventano i centri propulsori della nascente musica polifonica sacra e profana.
L’evoluzione della lingua nel Rinascimento
Dal punto di vista linguistico, il volgare, che nella seconda metà del Quattrocento è riuscito a prendere il sopravvento e a superare il pregiudizio umanistico che lo considerava inferiore al latino, nel Cinquecento rafforza le sue posizioni, acquista un prestigio crescente, diventa lingua letteraria, scientifica, filosofica.
L’affermazione definitiva, a livello letterario, del volgare porta alla nascita della cosiddetta questione della lingua.
Il dibattito sulla scelta del volgare da usare vede risultare vincente la posizione di Pietro Bembo: la lingua letteraria d’Italia deve essere il fiorentino, non però il fiorentino parlato, ma quello letterario usato dai tre grandi trecentisti Dante, Petrarca e Boccaccio.
Da allora il fiorentino è considerato lingua comune a tutta la penisola italiana, tutti gli altri volgari assumono il ruolo secondario di dialetti.
Tra i grandi autori del Rinascimento ricordiamo in particolare Ludovico Ariosto. La sua opera letteraria L’Orlando furioso è il simbolo del Rinascimento in tutta Europa.
Altro grande autore è Torquato Tasso, che scrive La Gerusalemme liberata; e ancora Francesco Guicciardini e Niccolò Machiavelli. A quest’ultimo spetta il grande merito di aver fondato la scienza politica, cioè di aver trattato la politica come una scienza a sé stante, governata da leggi proprie, come l’utilità e la forza.
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