Daniel Defoe (1660-1731) nel 1719, a quasi sessant’anni, pubblica Le avventure di Robinson Crusoe, un libro che ha immediatamente un grande successo e che fa di lui uno dei più importanti esponenti della letteratura inglese.
La vicenda è tratta dalla cronaca, pubblicata pochi mesi prima, delle peripezie del marinaio inglese Alexander Selkirk, abbandonato sull’isola Juan Fernandez, al largo delle coste cilene. Daniel Defoe, intuendo la riuscita commerciale che avrebbe attirato alla presentazione della storia in forma di documento “autentico” narrato in prima persona, contattò un editore e definì i termini e il compenso della pubblicazione.
Dal 1720 in poi Daniel Defoe pubblica molti altri romanzi, tra cui Il capitano Singleton, Memorie di un cavaliere, Le fortune e le sfortune della celebre Moll Flanders, Il colonnello Jack, Lady Roxana. Ma nessuna di queste opere uguaglia il successo del suo primo romanzo, che rimane ancora oggi uno dei libri più conosciuti e apprezzati in tutto il mondo.
Robinson Crusoe riassunto
Figlio di un ricco commerciante, Robinson Crusoe fugge di casa e, a diciannove anni, s’imbarca (nel 1651) in cerca di avventure. A seguito di un primo naufragio, Robinson Crusoe è catturato da un pirata turco; riesce a liberarsi dopo due anni di prigionia. In Brasile compra una piantagione e fa fortuna come piantatore. Durante la traversata verso la Guinea, dove intende comprare schiavi per l’azienda (affidata, in sua assenza, a un socio) la nave naufraga su un’isola deserta: è il 30 settembre 1659.
Comincia la vita solitaria di Robinson Crusoe che, a poco a poco, costruisce una capanna, un forte, coltiva la terra, alleva gli animali, impara a cucinare con le poche risorse che l’isola gli offre.
Dopo parecchi anni scopre che sull’isola, che credeva disabitata, ci sono i cannibali! Robinson salva dai cannibali un indigeno, che chiama Venerdì. Gli insegna l’inglese, lo converte al cristianesimo, ne fa insomma “un uomo civile”. Insieme, alla fine, riescono a lasciare l’isola su una nave britannica e a tornare a Londra. Qui Robinson diventa ricco grazie ai proventi della piantagione brasiliana e si sposa. Il libro si chiude con la promessa di un seguito e di nuove avventure.
Vi proponiamo alcuni dei momenti vissuti dal protagonista così come li ha raccontati Daniel Defoe nel romanzo.
Il naufragio
Un’ondata violenta, grande come una montagna, si rovesciò su di noi con tale forza che la barca si capovolse immediatamente… e in un attimo fummo tutti inghiottiti… sebbene sapessi nuotare benissimo, non riuscivo a liberarmi dalle onde per poter respirare… subito vidi arrivare un’altra ondata alta come una montagna… rimasi sotto per molto tempo… poi toccai il fondo con i piedi… poi corsi verso la spiaggia con tutte le forze che avevo…
Appena giunto sano e salvo sulla riva, alzai gli occhi al cielo e cominciai a ringraziare Dio… Tutti i miei compagni non li vidi più, né vidi altra traccia di loro se non tre cappelli, un berretto e tre scarpe.
Il mattino seguente
Quando mi svegliai, era pieno giorno, l’aria serena e la tempesta placata… Vidi che la marea, salendo, aveva disincagliato la nave dal banco di sabbia e l’aveva trasportata vicino alle rocce contro cui ero stato sbattuto dalle onde… Poiché la nave sembrava stare ancora in piedi, mi prese la voglia di andare a bordo per recuperare almeno certe cose necessarie… Feci una specie di zattera… Presi una cassetta da marinaio e la riempii di vettovaglie, cioè pane, riso, tre forme di formaggio olandese, cinque pezzi di carne di capra secca… Riuscii a trovare la cassetta degli arnesi da falegname… Poi mi venne in mente di cercare armi e munizioni… Per circa un miglio la zattera andò benissimo… poi vidi davanti a me una piccola insenatura, così guidai la zattera come meglio potei e la mandai ad arenarsi con un’estremità su un banco di sabbia.
Il cane del cambusiere
Sulla nave avevamo un cane e due gatti. Io portai a riva con me ambedue i gatti, mentre il cane saltò fuori dalla nave per conto suo e mi raggiunse sulla riva a nuoto il giorno successivo a quello in cui portai a terra il mio primo carico, e mi fu fedele servitore per molti anni… Io avrei avuto bisogno che mi parlasse, ma questo non poteva farlo.
Robinson Crusoe organizza la vita sull’isola
La mia abitazione era una tenda alzata sotto il fianco di una roccia, circondata da un robusto recinto di pali e cavi che potrei chiamare muro perché all’esterno lo rafforzai coprendole di zolle erbose, e più tardi dal muro alzai delle travi appoggiandole sulla roccia e così mi feci un tetto, che coprii con rami di alberi e altre cose per proteggermi dalla pioggia.
E ora cominciai a fabbricarmi quelle cose necessarie di cui avevo più urgente bisogno, in particolare una sedia e un tavolo, perché senza di essi non potevo godere delle poche comodità che avevo. Senza un tavolo non potevo né scrivere né mangiare né fare altro con un certo piacere.
L’esplorazione dell’isola
Erano ormai più di dieci mesi che mi trovavo in quest’isola e avevo una gran voglia di esplorarla… Trovai parecchio tabacco verde che cresceva con steli alti e robusti… Vidi grandi piante di aloe, ma allora non le conoscevo. Vidi parecchie canne da zucchero, ma selvatiche e infruttifere perché non coltivate… Il giorno dopo trovai diversi frutti, in particolare meloni sul terreno e uva sugli alberi… Discesi un po’ la costa di questa deliziosa valle, osservandola con una specie di gioia segreta al pensiero che essa era tutta mia, che io ero re e signore incontrastato di tutto questo paese.
Il pappagallo Poll
Vidi pappagalli in abbondanza… Riuscii con un po’ di fatica a prenderne uno giovane e lo portai a casa; ma ci vollero alcuni anni prima che riuscissi a farlo parlare. Alla fine però gli insegnai a chiamarmi per nome… Un giorno, nel dormiveglia, credetti che qualcuno mi parlasse in sogno… aprii gli occhi, vidi il mio Poll appollaiato in cima alla siepe. Capii subito che era stato lui a parlarmi… Lo chiamai col suo nome e Poll venne a posarsi sul mio pollice, come era solito fare, e continuò a parlarmi.
Robinson Crusoe progetta di lasciare l’isola
Il mio desiderio di avventurarmi sull’oceano cresceva anziché diminuire. Questo desiderio alla fine mi fece pensare se non era possibile fabbricarmi una canoa o piroga, come fanno gli indigeni di quei climi, ricavandola dal tronco di un grande albero… Però quando la mia piccola piroga fu pronta, mi accorsi che per le sue dimensioni non serviva affatto allo scopo di avventurarmi sino alla terraferma, superando un tratto di mare largo più di quaranta miglia. Quindi la piccolezza della mia imbarcazione contribuì a farmi rinunciare a quel progetto e così non ci pensai più.
L’incontro con Venerdì
Scorsi col cannocchiale due miseri sventurati che venivano trascinati dalle barche… Vidi subito cadere uno dei due, colpito… mentre l’altro era lasciato incustodito… In quel preciso momento questo povero infelice scappò e si mise a correre con incredibile velocità… Andai a piantarmi tra i due inseguitori e l’inseguito… poi, lanciatomi di scatto contro quello che era più avanti, lo abbattei col calcio del fucile… L’altro inseguitore si fermò; vidi che aveva un arco e una freccia e la stava incoccando per scagliarmela contro. Così fui costretto a sparargli per primo… Il povero selvaggio fuggiasco fu così atterrito dal lampo e dal rumore del mio fucile che restò fermo come pietrificato… Gli sorrisi e gli feci cenno di venire più vicino… Poco dopo cominciai a parlargli e a insegnargli a parlare; e per prima cosa, gli feci capire che il suo nome sarebbe stato Venerdì, che era il giorno in cui gli avevo salvato la vita.
L’arrivo della nave inglese
Ero profondamente addormentato nel mio capanno, una mattina, quando venne da me di corsa il mio uomo Venerdì, gridando forte: «Padrone, padrone, sono arrivati, sono arrivati!»… Fui sorpreso quando, volgendo gli occhi al mare, vidi a circa una lega e mezzo di distanza una barca che si dirigeva a riva… salii in cima alla collina… i miei occhi scoprirono indistintamente una nave alla fonda… Secondo la mia osservazione, appariva chiaro che era una nave inglese e la barca sembrava essere una lancia inglese.
… La nave era là, e una scialuppa si dirigeva verso terra. Caddi in ginocchio con il viso rigato di lacrime… Era il 19 dicembre 1686, avevo vissuto sull’isola vent’otto anni, due mesi e diciannove giorni…
Rientrato a Londra, Robinson Crusoe scopre di essere ricco grazie all’abilità e all’onestà del socio a cui aveva affidato l’azienda.
Robinson Crusoe domande e risposte
Che tipo di romanzo è Robinson Crusoe? Il libro rappresenta uno dei primi casi di genere narrativo, nello specifico un romanzo di avventura, che racconta, tramite le avventure del protagonista, l’ascesa della moderna classe borghese in un ambiente, quello inglese, dominato dall’aristocrazia e dalla nobiltà.
Che fine fa Robinson Crusoe? Torna a Londra, dove scopre di essere diventato ricco, grazie all’abilità del suo socio nel far crescere l’azienda e ai proventi della sua piantagione in Brasile.
Chi era Venerdì di Crusoe? Venerdì era il ragazzo selvaggio che il protagonista incontra nella giungla e salva da un rituale di cannibalismo. Da quel momento diventa suo amico e lo educa alla cultura occidentale.
Come viene salvato Robinson Crusoe? Dopo 28 anni di permanenza sull’isola, arriva una nave inglese li scorge all’orizzonte e li riporta in Inghilterra.
In che anno è ambientato Robinson Crusoe? Nel 1659 avviene il naufragio nell’isola sconosciuta.
Perché Robinson Crusoe viene considerato il prototipo del colonizzatore inglese? Crusoe è il prototipo di viaggiatore che meglio rappresenta la nostra civiltà europea-occidentale: scopre nuove terre per conquistarle, salva i barbari locali “civilizzandoli” con le regole occidentali, magnifica la superiorità tecnica e umana della cultura europea. È un viaggiatore superbo e chiuso, cieco e sordo, in definitiva, non un viaggiatore ma un colonizzatore.