Cos’è il Rococò?
Il Rococò è un nuovo stile nato in Francia alla fine del Seicento e diffusosi poi in tutta Europa. Si affermò sotto Luigi XV e si sviluppò sino alla metà del XVIII secolo quando subentrò il Neoclassicismo.
Questo nuovo stile interessa anche la musica e la pittura, ma si realizza soprattutto nell’architettura degli interni e nelle arti applicate (cioè arazzi, mobili, porcellane, stucchi), destinate a ornare i salotti aristocratici. In un secondo momento però il Rococò si diffuse anche fra gli strati più elevati della borghesia.
È un arte che ama le forme curve e sinuose, aggraziate e sovrabbondanti.
Origine del termine Rococò
Il termine deriva dalla parola francese rocaille, con cui si indicavano le rocce artificiali, le conchiglie e le pietre scintillanti che decoravano grotte artificiali, giardini e fontane. Utilizzato inizialmente in modo dispregiativo, nella seconda metà dell’Ottocento il termine Rococò fu impiegato, senza più significati peggiorativi, per indicare il gusto del primo Settecento.
Il Rococò in architettura
Lo spazio privilegiato del Rococò sono le corti dei re. Il modello di riferimento è la Reggia di Versailles (appena fuori Parigi), fatta costruire da Luigi XIV. È il simbolo della ricchezza e del potere assoluto della monarchia francese e un modello per numerosi edifici europei. Ricordiamo: il Palazzo del Belvedere e il Castello di Schönbrunn a Vienna, le regge di Monaco in Baviera e di San Pietroburgo.
Anche in Italia si costruiscono splendide residenze aristocratiche immerse nel verde. Spiccano la Reggia di Caserta e la Palazzina di caccia dei Savoia a Stupinigi, presso Torino e, sul finire del secolo, la Villa Reale di Monza.
Vengono costruiti anche edifici privati, padiglioni e ville di campagna, destinati alle vacanze e agli svaghi dei proprietari. Sono strutture basse e leggere, con cortili e spazi aperti verso il paesaggio. L’interno è la parte dell’edificio dove si manifesta più pienamente il gusto rococò: decorazioni bizzarre, linee curve e intrecci capricciosi, ori e stucchi preziosi, pitture, statue, specchi luccicanti.
Il Rococò in scultura
Si riduce la produzione di opere di grandi dimensioni per chiese, piazze e grandi dimore principesche; aumenta invece la realizzazione di oggetti di piccole dimensioni, con materiali inediti e delicati, come ad esempio la maiolica, la porcellana e lo stucco.
Lo stucco può essere variamente colorato e dipinto: è quindi il materiale più efficace per realizzare estrose decorazioni con risultati originali e di grande effetto scenografico.
Nascono in questo periodo vere e proprie botteghe con manodopera specializzata nella lavorazione dello stucco. Essa viaggia per tutta l’Europa, diffondendo presso le varie corti i propri modelli decorativi.
Il Rococò in pittura
La pittura rococò abbandona i temi solenni e il gusto celebrativo del Barocco a favore di uno stile più piacevole.
I soggetti, graziosi ed eleganti, sono destinati a suscitare il piacere e il divertimento dello spettatore: scene di vita mondana, giochi e passatempi, corteggiamenti galanti spesso ambientati in esterni campestri. Queste opere esprimono il gusto di una società aristocratica amante del lusso, della bellezza e dell’armonia.
È una pittura brillante, dalle tonalità chiare e luminose. Gli artisti più significativi sono i francesi Jean-Antoine Watteau (1684-1721), François Boucher (1703-1770) e Jean-Honoré Fragonard (1732-1806).
Molto diffusa, soprattutto in Inghilterra, è la pittura di genere. Gli artisti si soffermano su scene di vita quotidiana, sia delle classi aristocratiche quanto della povera gente. Ne descrivono gli aspetti più consueti: uomini e donne intenti al lavoro, bambini che giocano, scene di interni.
La pittura di genere è priva di toni drammatici; l’artista vuole solo raccontare una dimensione umana fino a quel momento rimasta ai margini della grande arte.
Importanti pittori della pittura di genere sono il bolognese Giuseppe Maria Crespi (1665-1747), il napoletano Gaspare Traversi (1732-1769) e il milanese Giacomo Ceruti (1698-1767), detto anche Pitocchetto per la sua attenzione a documentare la vita dei poveri, i pitocchi, appunto.
La produzione inglese conosce un notevole successo anche nel ritratto, con artisti di grande personalità come William Hogart (1697-1746) e Thomas Gainsborough (1727-1788). In Italia invece si distinguono tra gli altri Vittore Ghislandi, detto Fra Galgario (1655-1743) e Rosalba Carriera (1675-1757), autrice di raffinati ritratti realizzati con la tecnica del pastello.
Anche la pittura di paesaggio e la veduta di città hanno grande successo. Sono soprattutto i maestri veneziani come Giovanni Antonio Canal detto Canaletto (1697-1768), Bernardo Bellotto (1721-1780) e Francesco Guardi (1712-1793) a imporsi in ambito anche internazionale.
Nel Settecento oltre a vedute e paesaggi, si sviluppa la pittura scenografica: ne è protagonista Gian Battista Tiepolo (1696-1770). Egli è chiamato dalle grandi personalità politiche o famiglie aristocratiche del suo tempo a realizzare ampie composizioni ad affresco disposte nelle pareti e nelle volte dei palazzi. Rappresenta, in modo teatrale, la mondanità, i costumi, gli atteggiamenti della nobiltà del suo tempo.
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